Volendo fare una parafrasi manzoniana, si potrebbe dire: questo film non s'ha da fare, né domani, né mai. Forse "mai" è eccessivo; certo però che il progetto di action movie di Akira inizia ad assumere i contorni di quello che nell'ambito dei videogiochi si definisce vaporware, ovvero progetto annunciato, smentito, cambiato, ri-cambiato, e che si avvicina pericolosamente al nulla. Fatto sta che il regista designato per il film Albert Hughes, e che sembrava di fatto l'unico punto fermo di una produzione ballerina, ha ufficialmente annunciato il suo abbandono del progetto. Per "divergenze creative", così recita la motivazione confermata anche da Warner Bros.
Di solito la formuletta ufficiale, apparentemente blanda e serena, nasconde una realtà fatta di coltellate e pugni piantati sul tavolo. E in questo caso è la prova evidente, se ancora ce ne fosse bisogno, della difficoltà enorme nel portare sul grande schermo un film che avrebbe tutte le carte in regola per essere un gran film. Akira nacque nel 1982 dalla fantasia di Katsuhiro Otomo, che immaginò la vicenda di una banda di giovani motociclisti nella Tokyo postatomica del 2019. A capo della banda Kaneda che, impegnato nella ricerca dell'amico Tetsuo scomparso, scoprirà l'esistenza di una cospirazione segreta messa in campo dall'organizzazione militare del colonnello Shikishima, e che ha come fulcro il misterioso progetto Akira. Tecnologie informatiche spinte, cyberpunk prima maniera, atmosfere apocalittiche: tutti questi elementi e altri contribuirono a far diventare il manga un oggetto di culto, i cui albi vennero pubblicati dal 1982 al 1990. Nel 1988 Otomo diresse il film d'animazione omonimo, diventato subito un capolavoro del genere.
L'importanza di Akira nella cinematografia fantascientifica è enorme, eppure si è dovuto attendere questi ultimi anni per vedere dei tentativi seri di riportarlo sul grande schermo sotto forma di live action. Già nel 2008 la Warner Bros e la società Appian Way di Leonardo Di Caprio avevano investito in un doppio film, in cui lo stesso Di Caprio avrebbe potuto avere un ruolo. Poi il progetto si è ridimensionato a un film solo, l'uscita è stata spostata al 2012; la sceneggiatura è stata più volte rimaneggiata, passando da Gary Whitta a Mark Fergus e Hawk Otsby, per giungere alla versione definitiva di Steve Kloves (la saga di Harry Potter), che ha spostato l'ambientazione nella città di New Manhattan. Infine la regia è stata affidata definitivamente ad Albert Hughes; e non, come era sembrato inizialmente, ai due gemelli Albert e Allen Hughes, che insieme hanno diretto il mediocre Codice: Genesi. Ma la scelta degli attori è stata, con tutta probabilità, la fonte delle discordie. In pratica, tutti i giovani attori più quotati sono stati interpellati per i ruoli di Kaneda e Tetsuo, anche se ultimamente la produzione si era concentrata su un gruppo di nomi: Garrett Hedlund, James McAvoy, Andrew Garfield, Chris Pine, Michael Fassbender, Justin Timberlake, mentre Robert Pattinson ha negato di essere stato contattato.
Poi, di punto in bianco, la Warner ha deciso di giocarsi la carta di un attore da blockbuster, contattando per la parte di Kaneda Keanu Reeves. Che è sicuramente di grande richiamo e ha molta dimestichezza con il cyberpunk, ma che con i suoi quarantasette anni compiuti è difficile immaginare a capo di una banda di teppisti adolescenti. A meno di non stravolgere completamente la trama. Anche se Reeves ha messo fine alla chiacchiere dichiarando di non essere interessato, per Hughes questa dev'essere stata la goccia che ha fatto traboccare il vaso, convincendolo che alla produzione le idee sono tutt'altro che chiare. E ora? Senza un regista e senza un attore di grosso richiamo, il budget per il film potrebbe sgonfiarsi e la stessa sopravvivenza del progetto potrebbe essere a rischio. Certo, gli attori per i ruoli ci sarebbero, e un regista lo si può ancora trovare (c'è sempre il gemello Allen, no?); ma resta il fatto che alla Warner devono decidere definitivamente cosa fare di un'idea che quasi trent'anni fa ha rivoluzionato il mondo dell'animazione, e che adesso rischia seriamente di finire nel mucchio delle belle intenzioni rovinate dal troppo "realismo" produttivo e dai soliti calcoli di portafoglio.
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