Quanti film di fantascienza o, ancora peggio, di azione, puntano oggi sui personaggi piuttosto che sugli effetti speciali? Se li potessimo contare ci basterebbero le dita di una mano. Nel caso di Source Code l’investimento sugli attori si è rivelato positivo.
A Jake Gyllenhaal è toccato l’arduo compito di sostenere la suspense di un film apparentemente ripetitivo nelle scene, garantendo la continua attenzione dello spettatore. Interpretando il ruolo del capitano Colter Stevens, protagonista assoluto di Source Code, Gyllenhaal ha potuto leggere la sceneggiatura e fornire anche suggerimenti per il suo sviluppo. Mark Gordon, produttore e co-sceneggiatore, aveva lavorato con Gyllenhaal in The Day After Tomorrow, per cui entrare in contatto con questa star in ascesa di Hollywood (diventato celebre con il cult Donnie Darko) non è stato difficile. È stato proprio lui a suggerire ai produttori di rivolgersi al regista Duncan Jones il cui Moon lo aveva profondamente colpito: “Moon era incredibile dal primo all’ultimo fotogramma”, ha raccontato. “Mentre lo vedevo mi appariva chiara la fluidità del linguaggio cinematografico di Duncan. La sua narrazione è così agile che mi è venuta subito voglia di lavorare con lui”. E il regista non se l’è fatto ripetere: fan di Gyllenhaal, ha detto subito sì appena ha saputo che all’attore sarebbe andata la parte del protagonista.
Jake Gyllenhaal è un attore che dà sempre un suo tocco personale ai film in cui recita, siano drammatici o d’azione. Con I segreti di Brokeback Montain di Ang Lee ha vinto il premio BAFTA come migliore attore non protagonista, ottenendo anche una nomination agli Oscar. Ha potuto così dimostrare tutte le sue profonde doti di artista a trecentosessanta gradi, fino ad allora poco espresse a causa della limitatezza delle sceneggiature: Prince of Persia – Le sabbie del tempo e The Day After Tomorrow gli hanno permesso di consolidare la sua notorietà, ma è con film come Brothers di Jim Sheridan (dove è stato affiancato da altre grandi giovani star quali Natalie Portman e Tobey Maguire) che Gyllenhaal ha dato prova delle sue qualità. Ha recitato con attori di grande spessore, da Anthony Hopkins a Meryl Streep, passando per Dustin Hoffman e Susan Sarandon (con lui in Moonlight Mile - Voglia di Ricominciare di Brad Silberling) e ha calcato le difficili scene del West End di Londra con This is Our Youth, dove ha ottenuto il premio Evening Standard Theater nella categoria delle nuove promesse.
Ad affiancarlo in Souce Code c’è Michelle Monaghan, nei panni di Christina, la donna sconosciuta che viaggia con il capitano Colter sul treno della morte e di cui – inutile dirlo – egli s’innamorerà. A sceglierla è stata Duncan Jones che l’aveva vista in Kiss Kiss Bang Bang: “Il nostro primo incontro ha avuto luogo su Skype”, ha ammesso il regista. “Tra di noi c’è stata subito un’ottima intesa. Ha una personalità così bella ed entusiasta. Dopo quella conversazione sono rimasto estremamente affascinato di Michelle”. Lei, dal canto suo, non ci ha pensato su due olte: “Mi interessava molto la sfida del dover rivivere lo stesso giorno continuamente”, ha detto. “Una sfida del genere ti spinge ad essere il più creativa possibile perché in pratica devi recitare continuamente le stesse battute, ma ogni volta devi riuscire a far sì che la tua interpretazione risulti sempre fresca”. Sul set la complicità con Gyllenhaal e con Jones è stata totale; ciò, a detta loro, ha permesso di rendere la recitazione il meno possibile legata alla sceneggiatura, garantendo una maggiore improvvisazione; a beneficiarne è stato l’effetto finale di verosimiglianza del film.
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