Blog di appassionati, siti di politica e testate di giornali si sono lanciati come avvoltoi sul numero di Action Comics di questo mese, uno speciale che avrebbe dovuto festeggiare la novecentesima uscita mensile con un congruo numero di pagine aggiuntive e qualche storia d'autore di complemento. Fra Lex Luthor sempre più malvagio, orde di Doomsday e l'azzurrone più in forma che mai solo un piccolo particolare è riuscito a sorprendere i lettori in modo completamente inaspettato, una minuscola storia di ben nove pagine scritta da David Goyer, co-creatore di FlashForward e sceneggiatore, fra le altre cose, dei Batman di Christopher Nolan.
Superman decide di recarsi a Teheran per dimostrare solidarietà alle manifestazioni dei cittadini contro il regime di Mahmoud Ahmadinejad. Fino a qui nulla di strano, possiamo solo rallegrarci che in alcuni casi gli autori di fumetto mainstream riescano a collegare qualche evento reale alle loro storie, da cui magari l'adolescente americano medio possa trarre anche solo un minimo spunto su cui informarsi.
Il problema arriva quando Gabriel Wright, consigliere fittizio del presidente statunitense in materia di sicurezza nazionale, accusa Superman di aver causato un incidente internazionale solo con la sua presenza oltreoceano. La risposta del kryptoniano è breve quanto lapidaria ed incentrata sul fatto che il governo americano non potrà più strumentalizzare la sua figura in quanto rinuncerà alla cittadinanza statunitense davanti alle Nazioni Unite giusto l'indomani. La "american way" non può reggere alle sollecitazioni del mondo moderno, un mondo troppo piccolo e interconnesso. Superman, proprio perché alieno e nato su un altro pianeta, non può che aiutare l'umanità a concentrarsi su un disegno più grande dei confini di un singolo stato. Bomba sganciata seguita da un'esplosione sproporzionata alla caratura di un piccolo racconto di complemento, fuori continuity e soprattutto con nessuna conseguenza sulla testata principale.
Dan Jurgens e Jim Lee, editori capo della DC Comics, hanno subito dovuto scusarsi sul New York Post sostenendo che lo sceneggiatore non aveva altra intenzione se non quella di focalizzare l'attenzione del pubblico sulla battaglia senza fine e senza confini condotta da Superman contro ogni iniquità fin dai suoi primi attimi di vita, mentre lettere al vetriolo rimbalzavano dai siti specializzati come quello della Comics Alliance fino alla CNN e alla Fox. Alcuni siti, di chiara matrice repubblicana (Pajamas Media) sono arrivati a condannare la Casa Bianca per aver portato un'icona americana alla rinuncia della cittadinanza, mentre altri condannano il fatto come una chiara conseguenza della politica estera di Obama. Un ciclone di pubblicità insomma per un gesto cui, a sentire gli editori e l'autore, nessuno avrebbe dovuto prestare attenzione.
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