Scacciato da Asgard per aver rinfocolato un’antica guerra con il suo comportamento avventato, Thor sarà confinato dal padre Odino sulla Terra senza poteri e senza il terribile Mijollnir. Per riottenere il suo ruolo e riappropriarsi del mistico martello che gli appartiene per diritto di nascita, il Dio del Tuono non solo dovrà dimostrare di aver imparato la lezione ma dovrà evitare tutti i tranelli che le forze oscure di Asgard, capeggiate dal perfido fratello Loki, gli tenderanno allo scopo di impedirgli il ritorno. Un ritorno ancora più importante perché Thor potrebbe essere l’unica persona a poter fermare il ritorno dei Giganti del Ghiaccio e la distruzione del Reame Eterno quanto della Terra.
Una trama di primo acchito molto semplice e lineare ma che lascia al regista ampi spazi vuoti da sfruttare per ampliare contesto e personaggi ricreando sullo schermo l’atmosfera fantastica del fumetto. Se la dualità Thor/Blake infatti viene a mancare questo non è vero per il secondo elemento tipico del classico Thor, la commistione di atmosfere fantascientifiche e fantastiche in una strana miscela quasi sempre di successo.
Proprio nel primo trailer sentiamo lo stesso Thor spiegare ad un’attonita Jane Foster che proviene da un lontanissimo luogo, un luogo in cui i concetti di scienza e magia come si intendono sulla Terra non esistono ma sono fusi in un unico contesto. Un’immagine, quest’ultima, che deve moltissimo, come già menzionato, ad Arthur C. Clarke e che potrebbe nascondere le chiavi del successo del film.
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