"Io sono Thor figlio di Odino, gigante. Non sono il dio della compassione o della ragione. Sono il dio del Tuono e del Fulmine!”
“Le leggende si sono avverate! Per la volontà degli dei sono vivo! Sono invincibile! Sono…Thor!”
Il 1962 si stava dimostrando, per Stan Lee (in quel momento anima nera dietro a quasi tutti i fumetti Timely/Marvel), un anno sicuramente degno di nota dal punto di vista creativo: in gennaio avevano visto la luce i terribili mutaforma alieni Skrull, nemici giurati dei Fantastici 4; Henry Pym, ovvero il minuscolo Ant-Man, era stato creato nemmeno ad un mese di distanza; per maggio erano comparsi Namor il Sub-Mariner, signore dei sette mari, e l’Incredibile Hulk, l’essere umano più potente del pianeta, ed a luglio ecco il Dottor Destino, il più temibile avversario dei Fantastici 4 da sempre, mancava solo qualcosa per il numero di Journey into Mistery di agosto. La creazione di Hulk aveva in qualche modo lasciato in impasse la creatività di Stan Lee e dei suoi collaboratori, avevano infatti appena dato vita all’essere umano “più forte che c’è”, come amava definirsi lo stesso Banner trasformato in Hulk, ma d’altra parte per rivitalizzare la testata in questione nulla di meno spettacolare avrebbe potuto funzionare.
Lo stesso Lee dice che la soluzione divenne palese subito a tutti in modo molto semplice: per sopravanzare Hulk si sarebbe dovuto togliere “umano” dall’equazione e buttarsi a capofitto su di un essere mitologico, anzi meglio, su di una divinità. Già da qualche tempo, però, la mitologia era stata saccheggiata da scrittori e sceneggiatori, soprattutto nel campo dei fumetti ed in quello fantascientifico (basti ricordare la stessa Wonder Woman della concorrente DC Comics); il lettore medio conosceva discretamente il pantheon greco e/o romano e quindi un nuovo personaggio che pescasse da quel sostrato non avrebbe comunque, secondo Lee, rappresentato una vera e dirompente novità.
La soluzione sarebbe stata guardare altrove e mettere in gioco qualcosa di altrettanto affascinante ma un po’ meno sotto agli occhi di tutti, con ancora un minimo di quella patina di mistero ed esotismo che sicuramente avrebbe solleticato la curiosità del grande pubblico. I vichinghi potevano avvicinarsi allo scopo, feroci e barbari al punto giusto; ma ancora non era abbastanza, come già detto non si voleva parlare di umani, non rimaneva quindi che alzare il tiro agli Dei vichinghi e cioè al pantheon norreno, in particolare al più famoso e conosciuto Dio della famiglia norrena: Thor, figlio di Odino (Re di Asgard), uccisore di giganti, difensore della città dorata e signore del tuono e del fulmine, in altre parole il candidato perfetto. Un Dio vero e proprio fra i supereroi Marvel avrebbe però eliminato quella perfetta formula di successo ideata dallo stesso Stan Lee per umanizzare, al contrario della concorrenza, i super-esseri dotandoli di super-problemi. Un altro equivalente di Superman in casa Marvel sarebbe innanzi tutto diventato solo un doppione noioso ed in secondo luogo avrebbe dichiarato il successo dell’idea DC Comics rispetto a quella Marvel. Stan Lee decise di lasciare il problema al fratello Larry Lieber, scrittore e sceneggiatore, ed al bravissimo disegnatore Jack Kirby, già un mito in erba nel mondo del fumetto.
Per insegnare l’umiltà al figlio eccessivamente pieno di sé ed eccessivamente conscio del proprio smisurato potere, Odino, Signore degli Dei, decide di incarnare Thor, senza nessuna memoria di carattere divino, nell’aspetto umano del Dottor Donald Blake, un ottimo e promettente studente di medicina tanto intelligente quanto gracile e per di più storpio ad una gamba, costretto in effetti a dover sempre camminare con l’aiuto del bastone. Dopo la laurea e dieci anni di praticantato medico, Donald Blake si è fatto strada con perseveranza ed umiltà imparando, anche grazie alla dura realtà della sua malformazione, a non darsi mai per vinto e soprattutto ad aiutare sempre coloro che in qualunque momento possano aver bisogno.
Diventato uno dei chirurghi più accreditati di New York, ad un certo punto, Blake sentirà un bisogno fortissimo di concedersi una lunga vacanza fra le selvagge terre norvegesi, attratto in effetti da uno degli incantesimi di Odino, ormai convinto del profondo cambiamento avvenuto nell’animo del figlio. Qui, il Dottor Blake troverà un’invasione in corso di terribili e pietrosi esseri alieni provenienti dal pianeta Saturno, i Kronans, che lo inseguiranno fino ad un’oscura caverna intrappolandolo all’interno con un pesantissimo macigno. Sul fondo della caverna, molto simile a quella in cui lo stesso Thor vide la luce millenni prima, Odino aveva posto anzitempo il famoso martello del figlio, Mijollnir, una della armi più letali del creato, trasformato da un incantesimo di occultamento in un semplice e rustico bastone di legno. Rimasto senza il suo nella fuga dagli alieni, Blake raccoglierà il bastone per poi ritrovarsi comunque bloccato nella grotta; carico di frustrazione e rabbia repressa la sfogherà battendo con il legno incantato sull’inamovibile pietra, liberando, senza esserne conscio, la sua vera identità, quella di Thor, il Dio del Tuono.
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