World Invasion (in originale Battle: Los angeles) è in uscita nelle sale italiane alla fine di aprile. La pellicola è stata prodotto dalla Columbia Picture in associazione che la Relativity Media e l’Original Film che hanno stanziato un badget davvero notevole, che si aggira intorno a 100 milioni di dollari.
Dalla visione dei trailers si hanno prime impressioni forse un po’ scontate: si tratta di un altro film dai toni catastrofistici e da un pesante impiego di effetti speciali? Dalle notizie che trapelano dalle recensioni, nei paesi dove il film è già uscito, sembrerebbe invece che il film abbia un certo spessore e un approccio visivo tutt’altro che scontato. A cominciare dal teatro di guerra, che è limitato al centro di Los Angeles anche se è evocata una battaglia mondiale per la difesa del pianeta.
La sceneggiatura di Christopher Bertolini, ci da conto di una trama che racconta che un battaglione di marines di Camp Pendleton, la più grande base militare della costa orientale, è inviato nel centro di Los Angeles a combattere un esercito di alieni invasori che stanno devastando la città. La spedizione, guidata dal sergente Michael Nantz, ha il compito di recuperare un gruppo di civili in una zona entro un tempo limite dopo il quale la zona sarà bombardata a tappeto.
Ispirato alla fantomatica battaglia aerea su Los Angeles (1942), durante la quale la città californiana restò in allarme temendo un’incursione dell’aviazione giapponese, il film è diretto dal giovane regista sudaficano Jonathan Liebesman.
Il lavoro si riallaccia al filone dei film d’invasione aliena che dal capostipite La cosa da un altro mondo (1951) arriva fino al recentissimo Skyline (2010), passando attraverso film cult come Indipendence day (1996) e La guerra dei mondi (1953, remake 2005). Ed è proprio Skyline, film davvero scadente, a essere assorto all’onore delle cronache più per le accuse di plagio neo confronti di World Invasion che per il suo valore artistico. La Sony distribution sta valutando se intentare una causa per plagio contro Greg e Colin Struse, i titolari della Hydralux, la main comany che ha realizzato gli effetti speciali del film World Invasion. I fratelli Struse, due autentici guru degli effetti speciali, con i soldi incassati dalla commessa hanno realizzato Skyline, un film dal budget molto più contenuto e il cui tema pressoché identico a quello, appunto, di World Invasion. Gli Struse hanno per altro battuto sul tempo la produzione del loro concorrente - ed ex committente - riuscendo a uscire nelle sale ben quattro mesi prima della pellicola targata Sony distribution.
In verità, gli autori di Skyline non hanno “clonato” solo il tema generale dell’opera, e cioè un’invasione aliena nel territorio di Los Angeles, ma ci sono le immagini dell’arrivo degli alieni - attraverso le ben note scie di fumo e luce - che hanno fatto il giro del mondo per la loro indubbia suggestività. Immagini spettacolari che evidentemente sono state concettualizzate per il film World Invasion - cui i fratelli Struse hanno lavorato prima di occuparsi di Skyline. Comunque vadano le cose sul versante giudiziario, a oggi il giudizio del box office statunitense è impietoso: World Invasion ha già incassato tre volte tanto le entrate del film degli Struse, che per altro deve affrontare una pioggia di critiche pressoché unanimi nello squalificare la pellicola a livello di una mediocre rappresentazione filmica.
Con questo film Liebesman esordisce nel genere sci-fi dopo i consensi avuti con alcuni horror e il recente drammatico The killing room (2009). Il regista sudafricano - presente al ComicCom di San Diego con il produttore Neil Moritz e i protagonisti, Aaron Eckhart e la bella Michelle Rodriguez - ha rilasciato numerose dichiarazioni che ci aiutano a capire l’approccio registico che ha voluto imprimere al film. Come concetto generale Liebesman sostiene di essersi ispirato a film come Black Hawk Down, allo scopo di rappresentare realisticamente una battaglia urbana in cui però gli avversari sono degli alieni. Proprio riguardo gli alieni, il regista afferma che è stata loro intenzione conservare un certo antropomorfismo; da qui la scelta per creature bipedi e tuttavia rassomiglianti a insetti come le Mantidi religiose.
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