Sei un giornalista di lungo corso. Quanto il tuo lavoro ha influenzato il “mestiere” di scrittore?
Forse è il mio mestiere di scrittore che ha influenzato quello di giornalista. Nel senso che i miei pezzi vengono apprezzati in genere perché hanno tocchi di colore e una certa profondità. A parte questo, il giornalismo mi ha aiutato nella ricerca della essenzialità della scrittura. E della velocità della composizione...
Parliamo del tuo nuovo romanzo, Korolëv, di cui abbiamo avuto un “anticipo” con il racconto omonimo, apparso in appendice al numero 1547 di Urania. Quali elementi del racconto sono confluiti nel romanzo?
Nel romanzo resta il senso della meraviglia di una vita davvero speciale e l'idea del lancio di Korolev nello spazio con tutto quello che segue. L'idea di fondo del racconto torna insomma nel romanzo, ma naturalmente viene sviluppata in maniera molto diversa, ampia, approfondita.
Ci racconti un po’ la trama del romanzo, ovviamente senza svelare troppo?
È diviso in tre parti. Nella prima si racconta della quarta spedizione marziana, 2084, e della strana scoperta che viene fatta. Nella seconda si fa un balzo indietro nel tempo e il romanzo di fantascienza diventa romanzo storico, biografia di Sergej Pavlovich Korolev, il gulag, la sua lotta per realizzare il programma spaziale, la sua amicizia con Gagarin, Tereshkova... Nella terza parte... Sorpresa.
Korolëv ha come protagonista per l’appunto Sergej Pavlovič Korolëv, considerato il più grande ingegnere e progettista di razzi sovietico. Chi era in pubblico e nel privato e perché è diventato l’eroe della tua storia?
Perché è un uomo che ha lottato, che ha rischiato la vita, che è stato imprigionato ingiustamente in un gulag da Stalin, che ha coronato il suo sogno. Perché è stato un genio, un uomo con una storia complessa, un uomo che ha creduto profondamente in quello che faceva. Se non fosse morto l'11 gennaio del 1966, avrebbe condotto l'Unione Sovietica sulla Luna e su Marte.
Quanto è difficile, o facile, usare come protagonista di un romanzo un personaggio della realtà e quanto lo è stato nel tuo?
Forse è più facile raccontare di un personaggio tratto dalla realtà piuttosto che inventare un personaggio ex novo. Nel senso senso che se racconti di una persona reale devi in qualche modo esserti già "innamorato" di lui, prima di scrivere. E poi puoi attingere a un sacco di spunti, di emozioni, fatti, sentimenti... Poi non resta che scrivere. La difficoltà, se vogliamo, sta nella documentazione. Io devo ringraziare Internet e l'avere conosciuto Valentina Tereshkova.
Il numero di Urania in cui è apparso il tuo romanzo è anche un omaggio al cinquantesimo anniversario del volo umano nello spazio (ci sono, infatti, sia articoli scientifici sia fantascientifici). Cosa è rimasto, oggi, della voglia di conquistare lo spazio che era così forte negli anni Cinquanta e Sessanta, ma anche negli anni Ottanta con il primo volo dello Space Shuttle della NASA?
Questa è una domanda che mi faccio spesso. Io cerco nel mio piccolo di tenere accesa quella fiamma che invece è un pochino spenta, oggi. Ma sono del parere che lo spazio faccia parte del futuro dell'uomo, che restare sulla Terra sia un errore da tutti i punti di vista. Prima di tutto come fatto di cultura: viaggiare nello spazio significa aprire l'orizzonte, aprirsi a nuovi mondi, a nuove realtà, a nuove sfide. Io penso che l'umanità abbia bisogno anche di questa dimensione, anche per crescere nella sua interiorità.
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