
In fin dei conti, il vero fulcro della pellicola è la battaglia del Fosso di Helm, mentre la sconfitta di Saruman rappresenta l’anticlimax – e gli Ent, che ne sono gli artefici, si rivelano creature barbose esattamente come nell’originale (benché Tolkien avrebbe forse avuto un fremito di piacere nel vedere realizzato il suo sogno di una foresta che marcia contro la barbarie dell’industria). È il capolavoro di Peter Jackson. Per realizzarla fu messa a punto una tecnologia ex novo, battezzata “Massive” (Multiple Agent Simulation System In a Virtual Environment): un programma in grado di gestire intelligenze virtuali nel corso di una battaglia enorme come quella de Le Due Torri, simulando gli scontri tra le diverse fazioni, nelle più diverse maniere, grazie a una potente intelligenza artificiale. È così che è stato possibile dare verosimiglianza a uno scontro che avrebbe previsto, altrimenti, migliaia di comparse o brutti effetti di clonazione al computer. Ciò non ha impedito di avere anche scontri “reali”: in tutto sono stati utilizzati trenta stuntman, di cui sei specializzati nel cadere dalle mura (otto-nove metri di altezza reale).
Lo spaventoso coro degli Uruk-hai che assediano il Fosso fu invece registrato dai tecnici del suono guidati da Jackson nell’intervallo di una partita di cricket, con il regista che dirigeva il folto pubblico dello stadio.
Mentre gli Uomini festeggiano la vittoria sulle armate di Saruman, ormai sconfitto, l’ennesimo monologo schizofrenico di Gollum lascia intravedere l’imminente tradimento. Ma la scena di Shelob, climax della seconda parte del romanzo, viene rimandata al film successivo. La tensione, aveva forse pensato Jackson, era ormai anche troppa.
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