Compare invece Gollum. Se ne La Compagnia dell’Anello le sue fugaci apparizioni si erano limitate a qualche ombra furtiva, ne Le Due Torri Jackson cala il suo asso. Gollum, affidato alla straordinaria performance di Andy Serkis attraverso la tecnica del motion-capture, è più di una banale creatura digitale, come i deludenti Jar Jar Binks in Star Wars e Dobby in Harry Potter, e si avvicina molto di più al fascino realistico di un E.T. A differenza dei suoi epigoni cinematografici, la complessità del personaggio di Gollum rompe lo schermo e s’impone come il principale elemento d’interesse del film. Nonostante le speranze di una candidatura all’Oscar di Serkis nella categoria “miglior attore non protagonista” siano state all’epoca frustrate, la grande innovazione introdotta da Gollum ha influenzato enormemente il cinema: James Cameron, dopo aver visto le straordinarie potenzialità della tecnica del motion-capture come utilizzata ne Le Due Torri, diede il via ai lavori che avrebbero portato, nel 2010, al successo di Avatar. Gollum rappresenta la più radicale new entry nell’ampio panorama di nuovi personaggi introdotti nel film. Aprendosi alle più vaste distese della Terra-di-Mezzo, Le Due Torri introduce le grandi casate degli Uomini, quella di Rohan e successivamente quella di Gondor.La prima si struttura intorno al triangolo che ha per centro il re Denethor, impersonato da Bernard Hill (già celebre per la parte del capitano Smith in Titanic), e ai lati l’oscuro consigliere Grima Vermilinguo (il caratterista Brad Dourif, celebre per le parti in Qualcuno volò sul nido del cuculo e Dune) e la nipote del re, l’intrepida Eowyn (australiana che raggiungerà la notorietà con questo film e il successivo, dopo alcune parti in La sottile linea rossa e Le verità nascoste). Jackson calca la mano nel gestire le dinamiche tra i tre personaggi: Theoden, sottoposto all’influenza nefasta di Vermilinguo ma in buona parte cosciente delle sue azioni nel romanzo, è invece nel film trasformato in una larva umana in balia del sortilegio che, tramite Vermiliguo, Saruman ha gettato su di lui. La liberazione di Theoden dall’incantesimo da parte di Gandalf finisce così per assumere i tratti un po’ ridicoli di un esorcismo. Eowyn, che nel Signore degli Anelli è senza dubbio uno dei personaggi più complessi (il che acquista ancora più significato considerando la scarsa dimestichezza di Tolkien con il genere femminile), riesce a mantenere nel film buona parte della sua psicologia a scapito, inevitabilmente, dell’introspezione, che viene semplificata in alcuni punti-chiave: l’amore per Aragon, che è in realtà un amore per la grandezza del personaggio; la passione per le armi e la guerra, che è in realtà desiderio di emanciparsi dalla sua condizione femminile che la vede relegata al focolare domestico, pur di una grande reggia. Vermilinguo appare poco, non meno comunque di quanto compaia nel romanzo, ed è forse il personaggio meglio definito: già ne Le Due Torri gli si concede uno sprazzo di umanità quando, assistendo alla partenza dell’immenso esercito di Orchi e Uruk-hai verso Rohan, versa una lacrima per il suo paese che egli sta contribuendo a distruggere (una scena, questa, non presente in Tolkien, ma che permette a Jackson di enfatizzare la personalità un po’ mussoliniana di Saruman, quella del servo del più grande padrone, Sauron, che tenta però di emanciparsi e dirigere una guerra per conto proprio).
Le Due Torri, dalla pagina al grande schermo
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