Tutti a Zanzibar (Stand on Zanzibar, 1968) di John Brunner
Distopia sul tema della sovrappopolazione. Un romanzo di non facile lettura, con una struttura complessa, che alla fine è un potente affresco sui rischi del progresso dell’umanità. Un capolavoro della New Wave.
Campo Archimede (Camp Concentration, 1968) di Thomas Disch
Nello spaventoso universo concentrazionario del titolo, ribelli e renitenti alla leva vengono appositamente infettati da un morbo per essere poi lasciati morire. Ma l’effetto collaterale, che aumenta significativamente la loro intelligenza, viene sfruttato per cercare una cura alla malattia. Inquietante prefigurazione dell’AIDS, rientra malvolentieri nel campo della New Wave.
Il Sistema Riproduttivo (The Reproductive System, 1968) di John Sladek
Una macchina in grado di riprodursi da sola come sconvolgerebbe il mondo? È questa la domanda che è alla base di questo capolavoro che promette però anche un sano divertimento nel leggerlo.
Ma gli androidi sognano pecore elettriche? (Do the Androids Dream of Electric Sheep?, 1968) di Philip Dick
L’unico romanzo di Dick la cui fama è stata eclissata dalla trasposizione (inutile dirlo, Blade Runner, 1982), mette in gioco il principio di autoconservazione di un gruppo di androidi e le velleità animaliste-capitalistiche di una società che ha smarrito la propria identità. I tantissimi temi non trattati nel film rendono il romanzo una lettura imprescindibile.
Nova (Nova, 1968) di Samuel R. Delany
L’ossessione di un capitano d’astronave per l’Illyrion, sostanza intorno a cui gravita l’universo (simile al melange di Dune), è il pretesto per un romanzo stilisticamente ricchissimo, con una girandola di personaggi sfaccettati e una serie ininterrotta di linee narrative che s’intrecciano nel puro stile di Delany.
La mano sinistra delle tenebre (The Left Hand of darkness, 1969) di Ursula K. Le Guin
Il romanzo si regge su tutta una serie di dualismi, mutuati da antiche religioni come il manicheismo e da filosofie orientali come il taoismo: luce/tenebre, maschio/femmina, caldo/freddo, paura/coraggio, vita/morte. La Le Guin prova così a scardinare le prefissate categorie culturali della nostra società, a togliere le barriere che separano il maschile dal femminile, a ridefinire ruoli sociali stabilmente ancorati alla cultura Occidentale.
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