Concludo con una nota: tutti i romanzi che ho indicato sono, in fondo, ottimistici. Non amo la fantascienza “cupa”. C'è già da essere abbastanza pessimisti con la realtà: vogliamo ancora

sperare, almeno nelle finzioni letterarie, di raddrizzare questo vecchio, storto mondo?

Vittorio Catani - Cronache Marziane di Ray Bradbury. Un vero evergreen: rileggendolo mi fa provare le stesse sensazioni di un tempo, anzi me le amplifica e mi porta a scoprire nuovi dettagli intriganti. Per alcuni non è fantascienza pura, per me lo è, e comunque non mi fermo mai alle definizioni. Una serie di storie che presentano un pianeta Marte oggi scientificamente falso, ma la vera fantascienza sopravvive anche alla scienza, perché è anzitutto “letteratura”. La cura dei dettagli, l’arguzia delle storie, il loro svolgimento, le emozioni evocate, la perfezione dei singoli tasselli, il piacere dell’insieme, la sua ricchezza inventiva, la maestria della scrittura (anche se a volte ridondante e carica di aggettivi), la sua immediata riconoscibilità e unicità: tutto ciò è Bradbury, ma non solo questo. Elemento di fondo è la sua capacità di scavare profondamente nell’animo umano, di restituirci il poetico e il fiabesco nell’era tecno-globalizzata. Il suo Marte è la Terra dei suoi sogni e incubi. Un immortale…

Anno 2650 di A.E. van Vogt. So che van Vogt piace sempre meno ai lettori. So che anche ai suoi tempi suscitò polemiche e fu severamente criticato. So che a volte s’ingarbuglia e diventa difficile seguire continui capovolgimenti di eventi o palesi contraddizioni. So tutto questo e altro ancora, e pertanto dico: van Vogt è stato un Grande. Infatti, nonostante questi difetti, ben pochi autori furono (e sarebbero tuttora) capaci di suscitarmi le emozioni che fece vivere a me, a suo tempo (avevo una quindicina d’anni quando scoprii questo romanzo). Leggere Anno 2650 fu per me due giorni di totale immersione nel delirio. In quelle pagine c’era la percezione dell’immensità. Tutto era enorme e soprattutto tridimensionale: lo scenario, i macchinari, la  società descritta, le azioni dei protagonisti e in particolare Gilbert Gosseyn; le complesse, geniali trame esplicite, quelle solo intraviste. Emozioni che si ripresentarono anche in altri suoi romanzi: Crociera nell’infinito, I ribelli dei 50 soli, Hedrock l’Immortale. Un indimenticabile Maestro del sense of wonder.

Strani fatti di Raphael A. Lafferty. Questa è un’antologia con 13 racconti dell’autore. L’ho scelta quale pretesto per dire dei racconti di Lafferty, che preferisco ai suoi (pochi) romanzi, sebbene anch’essi molto particolari e importanti. Ma è nelle storie brevi che “il diabolico vecchietto della sf” ha, forse, modo di mostrare al meglio i lampi della sua genialità e originalità, anche di scrittura. Lafferty giunse alla fantascienza in età non giovane, negli anni ’60-70, ma fu un’esplosione, una girandola quasi caotica di trovate, idee, intuizioni spesso paradossali, espresse attraverso una scrittura scoppiettante. Scienza e fantasia sfrenata si mescolano e dal variopinto mosaico laffertiano emerge una realtà frammentata, frantumata; una “moralità psichedelica” (per dirla con James Blish) che trasmette una visione del mondo scettica, disincantata, misteriosa, esoterica, a volte ironica. Tra i racconti preferiti: “Snoffols”, “L’umanità intera”, “La lenta notte di martedì”, “Help! Help!”, “Rainbird” (forse il più bel racconto in assoluto sui viaggi nel tempo), “Parole parole”, “Il brontolio nella vecchia stanza”. Dei romanzi, cito almeno Maestro del passato e Quarta fase. Lafferty è morto nel 2002 all’età di 87 anni; dimenticato quasi da tutti, viveva in una casa di cura. Lascia numerosi inediti.

Emanuele Manco - L'Uomo Disintegrato di Alfred Bester. Nonostante sia stato scritto nel 1953 penso che mantenga ancora la sua carica visionaria, descrivendo un mondo futuro che non teme il confronto con il nostro presente, pur non prevedendo forti evoluzioni

La copertina di L'uomo disintegrato
La copertina di L'uomo disintegrato
tecnologiche. Bester descrive un mondo dove lo sviluppo della telepatia ha reso molto difficile compiere un crimine senza essere scoperti, e subire la massima pena, la completa disintegrazione dell'io. Il protagonista  del romanzo cerca di trovare una falla in questo sistema. Per  raccontare la vicenda Bester stravolge sia la struttura del romanzo che del linguaggio. La forma letteraria influenza la sostanza della narrazione. Un capolavoro assoluto dell'arte di narrare.

La trilogia galattica di Isaac Asimov, composta da Fondazione, Fondazione e Impero e Seconda Fondazionie non sono i primi romanzi di fantascienza che ho letto, e tecnicamente sarebbero delle raccolte di racconti, ma sicuramente hanno contribuito a consolidare la mia passione per il genere. La mia convinzione è che le vicende del crollo dell'impero galattico e degli sforzi delle Fondazioni di Hari Seldon di restituire ordine alla galassia sia ancora una bella lettura, che contiene in nuce tutta la grandeur della space-opera che poi si evolverà in direzioni più spettacolari, specialmente al cinema, ma perdendo purtroppo l'”anima”, quello spirito speculativo e concettuale che è invece ben presente in questi romanzi.