Le fontane del Paradiso di Arthur C. Clarke (1979). Questo è un libro che nello spazio c'è andato per davvero, sullo shuttle Atlantis decollato da Cape Canaveral il 31 luglio 1992 – e c'ero anch'io, quel giorno, a vederlo partire. A bordo (assieme al nostro primo astronauta, Franco Malerba) portava il Tethered, il “satellite al guinzaglio” made in Italy. Ideale precursore di quell'ascensore spaziale che qui Clarke immagina potrà collegare la sua amata isola di Sri Lanka a una piattaforma in orbita geostazionaria. L'idea non è tutta sua, ma fu Clarke a renderla popolare anche presso molti ingegneri della NASA. E il sapore dell'epica spaziale si mescola ai profumi del buddismo indiano. La nuvola nera di Fred Hoyle (1957). Anche qui, nella mia vecchia edizione della Universale Economica Feltrinelli, c'è l'autografo dell'autore – grande cosmologo dalle idee spesso eretiche – che avevo intervistato a Trieste nel novembre 1985. È forse il primo romanzo in cui si racconta dall'interno la vita di una comunità scientifica (gli astronomi) alle prese con una scoperta di portata devastante: una immane nube di gas interstellare che si avvicina alla Terra. Una nube che nasconde un'intelligenza, probabilmente l'alieno più “diverso” mai creato dalla fantasia di uno scrittore. Di lì a poco cominceranno i sondaggi radio SETI. Ma fino ad ora lo spazio ci ha restituito il silenzio.
Alessandro Murè - I miei pilastri sono Brave New World, 1984 e Fahrenheit 451. Vorrei però suggerire altre due porte d'ingresso nel genere, ben conosciute dagli appassionati, forse meno da chi è alle prime armi. The Space Merchants (I mercanti dello spazio) di Frederick Pohl e Cecil Kornbluth, pubblicato nel 1952, potrebbe essere stato scritto ieri. Si parla di un futuro (presente?) distopico dove l'umanità è schiacciata da logiche commerciali. Da una parte le multinazionali che sfornano messaggi pubblicitari senza soluzione di continuità concentrando il potere nelle mani di pochi, dall'altra i consumatori annullati dal frastuono comunicativo (e gli stati nazionali, ridotti a cartapesta). Un contesto iperbolico per dire che non c'è niente di vero, dietro: lo sperimenterà il protagonista, uno dei migliori pubblicitari viventi, che si imbarca nell’impresa di rendere seducente quella che di fatto è la deportazione di parte dell’umanità su Venere. Piccole intuizioni geniali che prefigurano e descrivono gli eccessi sotto i nostri occhi oggi, un percorso di redenzione tipico dei classici incastonato in una trama dal ritmo serrato, impostata su azione, colpi di scena e rovesciamenti. Sempre sul tema del rapporto fra società moderna e consumismo, Ubik (1966) di PK Dick pone un parallelo ancor più radicale fra consumo e morte, nella misura in cui i protagonisti – ridotti a uno stato di semi-morte – resistono alla dissoluzione consumando lo spray che da il nome al romanzo. Il consumo crea la realtà, l’uomo consuma per esistere. Uno dei testi più allucinati e, insieme, più lucidi e angoscianti del grande autore americano. Anche questo da leggere tutto d’un fiato.
Luigi Petruzzelli - Cominciamo a definire qualche criterio. Non sceglierò in base all'importanza, ma per il piacere che ricordo di aver provato durante la lettura; inoltre restringerò il campo ai romanzi e, infine, mi limiterò ad autori già scomparsi.
Così la scelta del primo libro è facile: I sovrani delle stelle di Edmond Hamilton. Lo lessi per la prima volta alle medie, quindi al liceo, l'ho riletto dopo... e sempre con il medesimo gusto. Lo trovo ben bilanciato tra la storia, l'avventura, il sense of wonder degli immensi scenari evocati da Hamilton; poi ci sono il mistero del Distruttore, la poesia della Musica dell'Aurora... e mi fermo qui, per non scrivere una pagina.
La scelta del secondo libro è ancora agevole: Infinito di Clifford D. Simak. Il segreto della vita eterna, l'appropriarsene da parte dei soliti gruppi di potere, e qualcuno che si accorge di qualcosa che non va. Lo stato d'animo del protagonista è ben riassunto da quell'indimenticabile capitolo formato da una sola frase: “In the night, the cross blew down again”. Ma c'è sempre una speranza, un segreto alieno che poteva solo affascinare un ex matematico come il sottoscritto.
Con il terzo, andiamo sul complicato: non per quelli che potrei citare, ma per quelli che sono costretto a lasciare fuori. Così alla fine opto per La legione dello spazio di Jack Williamson. Bello, classico, la “vecchia” fantascienza che riesce ancora a farmi sognare. La battaglia dell'umanità contro gli invasori alieni. Semplice? Scontato? Può darsi, ma questo romanzo possiede per me una qualità che in troppi di quelli che leggo tra i “moderni” non trovo più: una volta iniziato, non riesco a chiudere il libro. E non è poco.
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