In Italia si legge poco, e ancora meno si legge fantascienza. In questo contesto, come è possibile avvicinare le nuove generazioni alla lettura della sf e soprattutto dei classici del genere?
Infatti. Si legge poca SF perché si legge poco. La crisi, si sarebbe detto una volta, è strutturale. E i mercati da sempre “di nicchia” come la fantascienza subiscono i danni maggiori. In più, forse da nessun’altra parte come in Italia lo slogan della “morte della fantascienza” è diventato la bandiera sventolata con forza su giornali e riviste. Per avvicinare i giovani e tutti gli altri, sarà necessario un impegno allo stesso tempo di marketing e di critica militante: recensioni, promozione e divulgazione che riporti l’attenzione sulla SF e sulla sua storia. In particolare i classici sono fra le vittime della scomparsa della midlist, di quei libri mantenuti in catalogo senza mai andare in cima alle classifiche, gli slow-seller che una volta assicuravano un flusso costante di lettori. Pochissimi autori sopravvivono sugli scaffali, magari nel nome di mitologie biografiche che nulla hanno a che fare con i loro libri. E nella produzione “media”, la ricetta esclude sempre più le sperimentazioni (pensiamo, nella fantasy, agli effetti di una concezione quasi da soap-opera del “ciclo”, che ha quasi cancellato l’esistenza di autori più ambiziosi e originali). Anche la lettura ha una sua ecologia, e nel nome della ricerca del mega-successo, alla fine, si è disabituato il pubblico alla bibliodiversità. Aggiungo che una delle massime fonti di vitalità del mondo anglofono, a partire dagli anni Sessanta, è stata la SF delle donne: autrici e lettrici. Ecco un’area che (nonostante Luce D’Eramo e tante altre) da noi resta ancora quasi inesplorata: un’altra apertura sempre più indispensabile. Idealmente, bisognerebbe anche ricreare quel mercato “nascosto” fatto di bancarelle e negozi dell’usato, che ha permesso a tante generazioni di giovani di leggere a basso prezzo tante chicche del passato, e che sicuramente è stato più efficace di tante strategie di marketing per avvicinare gli adolescenti alla lettura.
Pubblicare i classici in e-book può essere un modo per avvicinare i giovani alla lettura della sf?
Pragmaticamente, ogni ampliamento dell’offerta è da accogliere con favore. E credo che editoria elettronica e cartacea si possano e debbano sostenere a vicenda: per entrambe, conterà la qualità e la cura delle proposte. Quale pubblico sia più ricettivo a un tipo o un altro di lettura, e in grado di sostenere una collana o un’altra, solo il tempo lo potrà dire.
La scuola gioca sempre un ruolo fondamentale nella creazione della propria biblioteca di libri letti, ma spesso non considera la fantascienza una lettura seria. Lo stesso vale per le biblioteche che hanno davvero pochi libri di sf nel migliore dei casi. C'è una sorta di pregiudizio nelle istituzioni che sono deputate a incentivare la lettura nelle nuove generazioni?
Questo è un punto tragicamente dolente. In altri paesi le biblioteche pubbliche, scolastiche e non solo, sono state un potente mezzo di diffusione della lettura. Da noi non lo sono mai state, figuriamoci adesso.
Calvino nella sua raccolta di saggi Perché leggere i classici sosteneva che leggere un classico quando si è ragazzi non è la stessa cosa che leggerlo quando si è adulti, perché con la maturità si possono cogliere metafore e allegorie a cui da giovani non si fa caso. E' così anche per la sf? Ci sono autori che è meglio leggere da adulti e altri che si possono leggere da ragazzi?
Sì, mi pare proprio Calvino definiva “classico” un libro che a ogni rilettura rivela aspetti nuovi. Mi sembra un buon motivo per non disprezzare quei libri che riescono a parlare anche a ragazzi/e, per dare sempre una seconda possibilità ai libri che ci hanno affascinato “da piccoli”, precisamente per quel motivo. Questa “duplicità” è parte integrante della SF, che anche nei casi migliori non smette di essere intrattenimento e che in tanta produzione “media” non smette di richiedere un’attenzione critica.
La sf letteraria è in crisi e questo è ormai un dato di fatto. Quali sono a suo avviso i motivi?
Per ribadire quanto ho scritto in varie sedi (e che ripetevo un paio di domande più sopra), resto convinto che non si tratti di una crisi estetica quanto di mercato, specificamente italiana. Nel Regno Unito e in Canada, per esempio, proprio questi ultimi decenni di presunta “crisi” sono stati anni di boom. E allora, come la mettiamo? Forse, purtroppo, in Italia lo scarso numero di scrittori e lettori di SF significa che siamo rimasti in pochi a immaginare il futuro. E non parlo soltanto di letteratura.
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