L’ambientazione del romanzo di Ishiguro (e del film di Romanek) è quella della campagna inglese, cara all’autore, dove si trova Hailsham, collegio esclusivo in cui vengono allevati i giovanissimi futuri donatori. La loro regolare istruzione è scandita da una ferra disciplina e da regole drastiche: nessuno può superare i confini della proprietà, pensando di scappare. Storie terribili girano su quei malcapitati che ci hanno provato. È un modo per tenere Hailsham rigidamente isolata dal mondo esterno, una protezione per i suoi studenti: i donatori, infatti, non conoscono nulla della vita “reale”, e vengono gradualmente addestrati nel collegio tramite simulazioni di situazioni comuni – come ordinare una tazza di tè in un bar – per rendere meno difficile il loro futuro inserimento nel mondo. A sedici anni, gli allievi di Hailsham sono pronti per lasciare il collegio e completare la loro educazione nei Cottages, dove entrano per la prima volta in contatto con persone “vere” che non siano i loro insegnanti. Al termine, saranno pronti per diventare assistenti e poi donatori: i primi assistono i loro simili nella difficile riabilitazione che segue alle donazioni degli organi; i secondi, giunti ormai allo stadio terminale della loro breve e fatua esistenza, saranno sottoposti nel giro di pochissimi anni a una serie di donazioni, fino a quattro, al termine delle quali “completano” la loro missione, ossia muoiono. Nell’atmosfera ovattata di Hailsham e dei Cottages cresce e s’infittisce il rapporto tra tre ragazzi, Kathy (interpretata da Carey Mulligan, all’attivo una nomination all’Oscar nel 2009 per An Education), Ruth (Keira Knightley, che con la Mulligan aveva già recitato in Orgoglio e pregiudizio) e Tommy (Andrew Garfield, che ha vestito i panni del co-fondatore di “Facebook” Eduardo Saverin in The Social Network e vestirà i costumi di Spider-Man nel prossimo film della saga). Un triangolo sentimentale che drammatizza ben presto l’inesorabile destino che li attende: voci di altri donatori parlano della possibilità che, a coppie di cloni sinceramente innamorate, venga garantita una proroga fino a quattro anni per la prima donazione. Ma la storia corrisponde a verità? Chi può assicurarsi dei veri sentimenti dei cloni? Forse la misteriosa “Madame” che, ad Hailsham, selezionava le opere d’arte degli studenti per esporle nella sua enigmatica “Galleria”? E chi sceglierà Tommy, tra Kathy e la sua amica del cuore Ruth?
Enigmi che il film di Romanek, complice forse la deformazione professionale del regista abituato a tempi concitati, comprime in maniera un po’ troppo frettolosa, ma che Ishiguro gestisce con il tocco del maestro nel suo romanzo. Non lasciarmi è un film al tempo stesso lento e veloce: lento nei piccoli quadri di vita che permettono allo spettatore di entrare nell’intimità di questo terzetto di bravi protagonisti; veloce, troppo veloce nello svolgimento dell’intera linea narrativa che copre lunghi anni in pochi minuti. Le atmosfere retrò ricordano prepotentemente la rarefatta fotografia di Gattaca, gioiello cinematografico di Andrew Niccol, che con Non lasciarmi ha più di un elemento in comune, innanzitutto nella vicenda sentimentale che tenta disperatamente di farsi strada in un mondo radicalmente diviso in “validi” e “non-validi”, o – come in Non lasciarmi – in persone normali e “donatori”.
Chi sono gli originali da cui i genetisti traggono i cloni destinati alla donazione degli organi? È un altro enigma che percorre il film, mentre Ruth, disillusa, è convinta che gli originali vengano pescati tra le prostitute, gli accattoni, i criminali non psicopatici e i tossici. Come spiegare altrimenti l’odio profondo che sembra scuotere la fragile psiche di Tommy? O i lancinanti impulsi sessuali che Kathy cerca di reprimere?
Non lasciarmi assume perciò anche il carattere di una storia di formazione, o meglio di una sua tragica parodia: nessuno dei protagonisti, la cui crescita riveste primaria importanza nella vicenda, dall’istruzione nel collegio a quella nei Cottages, avrà mai modo di raggiungere la piena maturità, di trovare il proprio posto nel mondo. Come annuncia Miss Geraldine, nessuno di loro diventerà mai un artista o un commesso, un insegnante o un autista di autobus: il loro destino è già stato deciso e non può essere cambiato.
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