"Alla fin fine si è trattato soprattutto di immaginazione, la mia. E' come se dovessi disegnare, immaginare visivamente le cose che erano state scritte sul copione, creare sfumature, contorni e ragionamenti di un personaggio, prima ancora che giungesse sul set." Sono le parole del tredicenne Haley Joel Osment a dare la prima idea di un film nato dalla leggenda, dalla visione di Stanley Kubrick e ripreso dal suo amico Steven Spielberg, che ha preparato e diretto questo film quasi come un omaggio. E il regista ha subito voluto con sé il bambino che "vede la gente morta", l'indimenticabile protagonista de Il sesto senso e gli lasciato la parola durante la conferenza stampa promozionale.
"Come 'David' sentiva, vedeva e rifletteva sul mondo intorno a sé, la sua mentalità e fisicità, sono tutte cose che sono state pensate prima di iniziare a girare - continua il giovanissimo attore. - Questo in quanto all'inizio del film David è come una lavagna vuota, un foglio bianco che si riempie di tutto ciò con cui interagisce, giorno dopo giorno. Il processo della sua "crescita", del suo inserimento nel mondo non è stato affatto facile, in quanto è chiaro che egli diventa ogni minuto che passa sempre più umano, ma è altrettanto evidente che, essendo comunque una creatura artificiale, non vi riuscirà mai completamente, sia pure avvicinandosi di molto."
E ciò, se da un lato arricchisce infinitamente la vicenda, dall'altro la complica non poco, come probabilmente si è reso conto Osment, che nel film interpreta anche altre creature robotiche, costruite artificialmente, compreso un orso meccanico, Teddy.
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