Si crea così dal nulla la categoria degli Stalker, i Cercatori: avventurieri, mercenari o più semplicemente sfaccendati e sognatori, gente proveniente da tutto il mondo e attirata dal miraggio dei molti soldi che si possono guadagnare introducendosi di nascosto nelle Zone e trafugando gli oggetti. Gli stalker si riuniscono in gruppi dai nomi colorati: Metropol, Il fiorellino verde, I suonatori ambulanti, Quasimodo. È un mestiere dal tasso di mortalità altissimo; i pochi che riescono a sopravvivere alle insidie delle Zone e ai proiettili delle guardie hanno la prospettiva di arricchirsi e trascorrere il resto della vita in agiatezza. Sempre se non si resta mutilati o se non si finisce nelle prigioni militari. Il romanzo segue principalmente le vicende di Redrich Schouart, abitante della Zona creatasi vicino a Marmont, una cittadina industriale nel profondo nord canadese. Sono trascorsi tredici anni dagli eventi che hanno costituito le Zone e Schouart è ufficialmente un assistente dell’Istituto delle civiltà extraterrestri, sorto in città per studiare il fenomeno. Ufficiosamente è invece il Roscio, uno dei migliori stalker della città. Come ogni stalker ha il suo soprannome che ne individua una caratteristica, ha il suo modus operandi, le sue astuzie segrete. Ma a differenza degli altri stalker, la sua non è fame di soldi, di successo o di potere. Roscio ha ventidue anni, una fidanzata, è incurante dei soldi o degli oggetti, e non gli interessano le teorie formulate dagli scienziati e dai filosofi; ciò che lo spinge a infilarsi una tuta ermetica e a strisciare sul terreno della Zona, destreggiandosi tra le tagliole gravitazionali, i campi ad alta temperatura, le ragnatele omicide e la gelatina letale, è soltanto il gusto della sfida, l’esaltazione che si prova a mettere in gioco la vita ancora una volta prima dell’ultima, e poi ancora un’altra, e un’altra. Nel romanzo si assiste all’evoluzione della vita del Roscio, che nonostante il matrimonio e una figlia nata malformata probabilmente a causa delle incursioni nella Zona, continua l’attività. Intorno a lui si muove il complesso sottobosco di esseri umani dalle molteplici caratteristiche e aspettative: stalker come Kirill il russo, Quattrocchi, Barboncino, Cazzotto, Beccamorti Bumbridge e il figlio Arthur, il barista Ernst e il ricettatore Rantolo, il chirurgo Beccaio, l’imprenditore Richard Noonan e lo scienziato Valentin Pellman, che per primo formula l’ipotesi che le Zone siano luoghi in cui una sconosciuta civiltà aliena ha lasciato i suoi rifiuti e dimenticato alcuni accessori, come un gruppo di gitanti che sporca un prato durante un picnic. Gli oggetti che popolano il racconto, gli “spilli”, i “gusci”, gli “anelli”, gli “etak”, gli “occhi di gambero”, catalogati e classificati in gruppi, si rivelano misteriosi quanto accettati, in parte compresi, spesso utilizzati con alterni risultati, sempre venduti e comprati. Fino alla leggendaria “Sfera d’Oro”, che si dice essere in grado di esaudire i più reconditi desideri di chi se ne impossessa.In questo intreccio Roscio lascia e riprende l’attività più volte fino a essere arrestato dalle autorità militari. Uscito di prigione decide di togliersi definitivamente di dosso la tuta e l’odore dello stalker ma il senso della sfida lo richiama nella Zona un’ultima volta, per raccogliere la Sfera d’Oro e reclamare la sua rivalsa sul mondo.
Il romanzo, strutturato in parti, è ricco di episodi, risplende con il suo affresco di personaggi realistici, come realistiche sono le loro pulsioni. La velocità e il ritmo con cui vengono descritte le vicende non viene interrotto dalle riflessioni sulla natura umana, e soprattutto sulla natura della Zona. Essa presenta fenomeni inspiegabili eppure gli stalker riescono a sfuggirle; gli oggetti di cui è piena hanno proprietà sconosciute eppure per molti di loro l’industria umana ne ha trovato un’applicazione pratica. Quello che alla fine gli Strugatzki affermano è l’assoluta ininfluenza delle vicende umane nel cosmo, ignorate dagli alieni come gli animali e gli insetti di un prato vengono ignorati da campeggiatori distratti e un po’ sporcaccioni. E al tempo stesso gli autori ribadiscono l’assoluta centralità delle stesse vicende rispetto agli uomini e ai loro desideri. La ricerca degli scienziati tende a trovare una spiegazione che risponda a una logica prima di tutto umana, e trova il suo maggior ostacolo nell’attribuire questa logica a degli alieni che probabilmente hanno altri parametri di ragionamento. In questo senso, il bisogno di conoscenza che di solito si attribuisce al genere umano è espresso nelle riflessioni di Pellman: “…l’uomo, o quantomeno l’uomo di massa, supera facilmente questo bisogno di sapere. Anzi, secondo me, questo bisogno proprio non c’è. C’è il bisogno di spiegare e per questo il sapere non è necessario. L’ipotesi di Dio, per esempio, offre un’incomparabile possibilità di spiegare assolutamente tutto, senza sapere assolutamente niente…” Parole decisamente attuali, e che esprimono il fatto che il cosiddetto mistero delle Zone lo è solamente qualora si decide di affrontarlo con strumenti diversi dalla ragione.
Aggiungi un commento
Fai login per commentare
Login DelosID