La storia cambiò totalmente con la discesa in campo di IBM. In tutto il mondo questo marchio era sinonimo di serietà, qualità e affidabilità. Il piano di marketing prevedeva una vendita di 200 mila esemplari di PC IBM in cinque anni, se ne vendettero 250 mila nei primi dieci mesi (di cui 50 mila in otto mesi). Un'impressionante massa di clienti si lanciò nella corsa all'acquisto. Ma il passo principale della diffusione del nuovo computer fu un'importante scelta strategica di IBM, che decise di comprare i componenti del PC sul libero mercato e di rendere pubblici il suo schema logico e quello circuitale, senza coprirli con brevetti e vincoli legali. In questo modo qualunque altro produttore di hardware poteva inserirsi sull'onda del successo del PC IBM e, nello stesso tempo, alimentare la diffusione del nuovo strumento. Il previsto sviluppo di produttori terzi per il personal fu abbondante e molto articolato. Nacquero apparecchiature periferiche di vario tipo, ma anche macchine di base, veri e propri cloni dell'originale PC, che venivano venduti a macchia d'olio in tutto il mondo.Sono anni in cui vi è l’affermarsi di una duplice rivoluzione tecnologica, quella della robotica e – come accennato - dell’informatica. Nel mondo del lavoro – e successivamente della vita privata - entra in una crisi irreversibile il cosiddetto modello fordista, basato sulla fabbrica, sul consumo e sulla produzione in serie di oggetti (intesi sia in senso di manufatti sia in senso culturale). Si va affermando una società nuova, che per comodità è stata chiamata postindustriale e postfordista, centrata sulla produzione di beni immateriali: servizi, informazioni, simboli, valori, estetica.Altro anno cruciale è il 1982, soprattutto per il cinema di fantascienza. In quell’anno, infatti, oltre a Tron, appare nelle sale un altro film destinato a sedimentarsi nel’immaginario collettivo degli spettatori, anche se all’epoca non fu quasi per nulla quel che si dice un successo commerciale: Blade Runner di Ridley Scott, tratto dal romanzo di Philip K. Dick Ma gli androidi sognano pecore elettriche? (1968).
Mentre il romanzo di Dick si mantiene su un terreno fantascientifico, Scott – pur mantenendo tale humus – vi aggiunge il fertilizzante del noir, dando vita ad un film ibrido, contaminato, che è quasi contemporaneo al fenomeno letterario del Cyberpunk che – non a caso – proprio in Philip K. Dick e nella pellicola Blade Runner si riconoscono senza timore di smentita.
L’opera, che in qualche modo ha segnato lo spartiacque tra la fantascienza pre e post cyberpunk, resta comunque il romanzo Neuromante (Neuromancer), apparso nel 1984, anno che viene comunemente indicato come quello di nascita del movimento letterario. Al suo apparire, spaccò in due pubblico e critica: da una parte c’erano quelli che lo osannavano come uno dei testi più innovativi della letteratura di genere, dall’altra parte quelli che non lo ritenevano un capolavoro assoluto e non lo amavano per nulla. Resta il fatto che vinse tutti i massimi premi della fantascienza letteraria, dallo Hugo al Nebula, fino a quello in memoria di Philip K. Dick.
Il mondo che lo scrittore americano ha raccontato in Neuromante, con venticinque anni d’anticipo, è molto più vicino al nostro di quanto non si pensi: una società dominata dalle multinazionali e percorsa da miriadi di reti informatiche, al cui centro ci sono computer sempre più raffinati.
Il titolo del romanzo è formato dalle parole “negromante”, che significa mago, e “neuro”, che significa “attinente al sistema nervoso”. Allude, dunque, agli hacker, a chi naviga nella rete e sa come ottenere le informazioni che contano, ma anche al fatto che la ricerca di dati – nella fantasia dello scrittore americano - coinvolge il sistema nervoso.
Il protagonista è, infatti, uno dei migliori cowboy d'interfaccia, un uomo che con la mente riesce ad entrare e muoversi nell'incredibile mondo delle matrici dei computer, nel cosiddetto cyberspazio. Il suo “lavoro” consiste nel frugare le banche-dati delle ricchissime corporazioni che dominano la Terra, per rubare le informazioni richieste dai suoi mandanti. Case – questo il nome dell’eroe gibsoniano – commette però un errore fatale: tiene per sé una parte del bottino, suscitando l’ira di chi lo aveva ingaggiato. Il suo sistema nervoso viene così danneggiato in maniera apparentemente devastante e tale, comunque, da impedirgli l’ingresso nel misterioso e bellissimo mondo del cyberspace, fino a quando una nuova occasione lo rimette in gioco.
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