Mentre il romanzo di Dick si mantiene su un terreno fantascientifico, Scott – pur mantenendo tale humus – vi aggiunge il fertilizzante del noir, dando vita ad un film ibrido, contaminato, che è quasi contemporaneo al fenomeno letterario del Cyberpunk che – non a caso – proprio in Philip K. Dick e nella pellicola Blade Runner si riconoscono senza timore di smentita.
L’opera, che in qualche modo ha segnato lo spartiacque tra la fantascienza pre e post cyberpunk, resta comunque il romanzo Neuromante (Neuromancer), apparso nel 1984, anno che viene comunemente indicato come quello di nascita del movimento letterario. Al suo apparire, spaccò in due pubblico e critica: da una parte c’erano quelli che lo osannavano come uno dei testi più innovativi della letteratura di genere, dall’altra parte quelli che non lo ritenevano un capolavoro assoluto e non lo amavano per nulla. Resta il fatto che vinse tutti i massimi premi della fantascienza letteraria, dallo Hugo al Nebula, fino a quello in memoria di Philip K. Dick.
Il mondo che lo scrittore americano ha raccontato in Neuromante, con venticinque anni d’anticipo, è molto più vicino al nostro di quanto non si pensi: una società dominata dalle multinazionali e percorsa da miriadi di reti informatiche, al cui centro ci sono computer sempre più raffinati.
Il titolo del romanzo è formato dalle parole “negromante”, che significa mago, e “neuro”, che significa “attinente al sistema nervoso”. Allude, dunque, agli hacker, a chi naviga nella rete e sa come ottenere le informazioni che contano, ma anche al fatto che la ricerca di dati – nella fantasia dello scrittore americano - coinvolge il sistema nervoso.
Il protagonista è, infatti, uno dei migliori cowboy d'interfaccia, un uomo che con la mente riesce ad entrare e muoversi nell'incredibile mondo delle matrici dei computer, nel cosiddetto cyberspazio. Il suo “lavoro” consiste nel frugare le banche-dati delle ricchissime corporazioni che dominano la Terra, per rubare le informazioni richieste dai suoi mandanti. Case – questo il nome dell’eroe gibsoniano – commette però un errore fatale: tiene per sé una parte del bottino, suscitando l’ira di chi lo aveva ingaggiato. Il suo sistema nervoso viene così danneggiato in maniera apparentemente devastante e tale, comunque, da impedirgli l’ingresso nel misterioso e bellissimo mondo del cyberspace, fino a quando una nuova occasione lo rimette in gioco.
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