Nell’ipotesi ancora più remota di riuscire a costruire un sistema propulsivo in grado di portare un veicolo spaziale a una velocità molto prossima a quella della luce si sperimenterebbe, secondo la teoria della relatività, un effetto di rallentamento dello scorrere del tempo all'interno della nave. Questo permetterebbe all'equipaggio di effettuare un viaggio della durata di secoli mentre a bordo dell'astronave trascorrerebbero solo pochi mesi o anni. Il problema è per chi restasse sulla Terra: non saprebbe mai dell’eventuale riuscita della spedizione a causa della dilatazione estrema dei tempi relativamente a quelli terrestri (per generazioni e generazioni).Per superare il limite della velocità della luce vengono ipotizzate varie soluzioni che si dividono a loro volta in due principali gruppi. I limiti posti dalla teoria della relatività possono venir semplicemente negati o aggirati alterando localmente le caratteristiche dello spazio (motori a curvatura, l’iperspazio di Campbell, la rete di “portali” di Simmons, ecc.) oppure il viaggio interstellare viene effettuato ricorrendo a scorciatoie di vario genere tra i quali l'utilizzo dei wormhole. Un tunnel spaziale è una sorta di collegamento che unisce due punti molto distanti nello spazio. La teoria ci dice che si potrebbero coprire enormi distanze in pochi attimi (se ipotizziamo di muoverci lungo una superficie di un solido a forma di “baguette” per percorrerlo per tutta la sua lunghezza ci metteremmo un certo tempo, ma se potessimo fare un buco tra i due lati più lunghi…). Uno dei problemi potrebbe essere che,una delle possibili “porte” potrebbe essere costituita da buchi neri (ponti di Einstein-Rosen) che come si sa non sono proprio accoglienti per l’entità delle forze gravitazionali che entrano in gioco a partire dai loro “bordi”. Quindi, ipotizzare di far passare un’astronave tra due black holes potrebbe avere dei rischi incalcolabili per l’ incolumità dell’equipaggio e della nave stessa.Alla fine di questa piccola serie di riflessioni sorge spontanea una semplice domanda: e se la stessa cosa l'avessero fatta, la stessero facendo o si apprestassero a farla gli extraterrestri che, con tutta probabilità, popolano altre zone del Cosmo? E se l'incontro con "loro" avvenisse non qui da noi, ma in un crocevia dell'Universo? In terra neutra? Poi dove andremmo, a casa loro o a casa nostra?
Quindi ci aspetta un futuro di colonizzazione? Le profezie di Isaac Asimov (La Fondazione), e non solo, si avvereranno? La nostra galassia pullulerà di terrestri (e loro derivati, mutanti, ecc.) con un nuovo spirito pioniere? Il nostro destino sarà quello di diventare i signori della galassia?
Ma in ultima ipotesi: non avrebbe più senso utilizzare questi ingenti investimenti economici e di persone per provare a risolvere i problemi che assillano il nostro pianeta?
E nel caso non fosse più possibile (o comunque nel caso vogliamo per forza pensare in modo fantascientifico) perché non pensare a qualche pianeta del sistema solare, magari con un bel “terraforming”?
Ad esempio Cronache Marziane di Ray Bradbury potrebbe ispirare qualche scienziato con la vena poetica a pensare al nostro fratello rosso, Marte, come obiettivo di un futuribile “viaggio verso l’infinito”.
E voi che ne pensate? Vi imbarchereste su un’astronave generazionale? Avete delle proposte per aiutare lo studio della NASA?
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