Talvolta viene proprio da chiedersi chi gli dia i soldi. Uwe Boll, regista e soprattutto pugile tedesco, vincitore di più Razzie Awards (i premi per i peggiori film dell'anno, ma lui è stato il primo a vincerlo per la carriera), insiste sulla strada dei lungometraggi tratti da videogiochi. Quasi sempre pessimi i primi, talora decenti i secondi. Al suo attivo la trasposizione di titoli come Alone in the dark (2005), Postal (2007), Far Cry (2008) e altri. Il punto non è tanto la qualità dei film (per quanto la critica sia unanime), ma gli incassi. Tanto per fare un esempio eclatante, Postal si è portato a casa meno di duecentomila dollari a fronte di un costo di produzione dichiarato di quindici milioni di dollari.
Numeri come questi in ogni caso non scalfiscono Boll, che prosegue imperterrito sulla sua strada. Ora sembra essergli venuto il pallino del nazismo, tema che ha già “trattato” in una delle sue serie più longeve, ovvero BloodRayne. Tratto da un discreto videogioco, uno sparattutto horror in terza persona in cui il giocatore doveva farsi strada fra gerarchi nazisti vampirizzati, la trama è incentrata sulla vendetta della giovane e bella Rayne (Kristanna Loken) sul padre Kagan, il re dei vampiri che ha radunato un esercito per cancellare l’umanità dalla faccia della Terra. Vi risparmiano la fatica: ce la fa, ma solo dopo aver versato fiumi di sangue. Per quanto il primo della serie avrebbe scoraggiato chiunque (ventinque milioni di dollari il budget, tre milioni di incasso sul grande schermo), il regista ci riprova nel 2007 con il seguito BloodRayne II: Deliverance (uscito direttamente sul mercato home video). E ora ritorna con il terzo, BloodRayne III: The Third Reich.
Ambientato nel 1943, quando la Germania nazista ha esteso i suoi tentacoli su tutta l’Europa, il film racconta della resistenza nell’Est europeo di un piccolo gruppi di ribelli, fra i quali si celano alcuni vampiri, Rayne compresa. I nazisti vogliono mettere le mani su di lei per consegnarla a un loro dottore psicopatico che conduce esperimenti di vivisezione sui vampiri (davvero, questa è la trama). Hanno fatto male i loro conti. Ma, come sempre, un piccolo incidente di percorso renderà il tutto più complicato: durante un combattimento uno dei gerarchi nazisti viene infettato e inizia a trasformare i suoi colleghi in vampiri. In fondo all’articolo è riportato il trailer.
Forse però, più che questa pellicola il cui arrivo in Italia è più che mai in dubbio, è destinato a far discutere l’altro progetto di Uwe Boll, incentrato sull’Olocausto. Si chiama Auschwitz e uscirà nel 2011. Dalle prime immagini, il progetto, più che un monito ai posteri (come dichiarato), sembra un inno alla truculenza che potrebbe dare fastidio a molte sensibilità. Per questo non è stato riportato il teaser. Per chi ne avesse la curiosità, fra le Risorse in rete è riportato un link dove vederlo. Fateci sapere cosa ne pensate, nel caso. E, nella probabile eventualità che trovaste la sequenza di cattivo gusto (quantomeno), sappiate che esiste da qualche parte una petizione online per chiedere al regista di smetterla con la regia. Boll ha promesso di accontentare i suoi detrattori, qualora si arrivi a un milione di firme. Siamo a trecentosessantamila.
C'è comunque da dire che il nuovo progetto di Boll non esce dal nulla. È già da qualche anno che il regista prova a fare qualcosa di diverso, come dimostrano Stoic (2009, la storia cruda di tre suicidi in una galera di Siegburg) e Darfur (2009, sulla stragi nella regione occidentale del Sudan). Questi due film, più che far discutere, sono caduti nel dimenticatoio. Vedremo la sorte del nuovo.
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