Se dei due finali si tiene buono quello canonico, ossia il più incline al lato luminoso, non è affatto semplice immaginare un seguito di Star Wars: Il potere della forza che mantenga lo stesso protagonista, il giovane jedi interpretato dall'attore Sam Witwer (già Crashdown in Battlestar Galactica). Eppure, a fine mese, su Ps3 e Xbox 360, si tornerà ad agitare la spada laser nei suoi panni, con il secondo capitolo per console delle avventure di Starkiller, l'apprendista segreto di Darth Vader le cui gesta, raccontate nel precedente videogame, hanno gettato le basi per la nascita dell'alleanza ribelle.
Star Wars: Il potere della forza II prende però sibillinamente avvio su Kamino, il pianeta acquatico dei fabbricanti di cloni, tra le medesime strutture dove è stato creato l'esercito repubblicano di Episodio II. Da lì, Starkiller dovrà fuggire al controllo di Darth Vader per imbarcarsi nella ricerca dell'amata Juno (Nathalie Cox), intraprendendo al contempo un viaggio alla scoperta della propria identità, tema cardine di una storia che si apre volutamente col dubbio di essere al cospetto di una copia dell'eroe del gioco originale.
Dopo l'intreccio di inganni che nel Potere della forza era servito come affascinante ponte narrativo tra le due trilogie, la vicenda si concentra quindi maggiormente sulle corde personali del protagonista, che agisce alla vigilia di Episodio IV, ma in un clima cupo e ineluttabile che ricorda forse più le atmosfere dell'Impero colpisce ancora. Non appare allora tanto strano se, nel Potere della forza II, le sue peregrinazioni lo condurranno, come poi Luke Skywalker, fino alle paludi di Dagobah e a un incontro con il maestro Yoda, annunciata guest star dell'episodio insieme a Boba Fett, sguinzagliato invece da Vader sulle tracce di Juno. La trama del gioco è stata l'ultimo impegno in LucasArts dello scrittore Haden Blackman, una garanzia: veterano dell'expanded universe di Star Wars e già anima del primo titolo della serie.
Blackman descrive Il potere della forza come il tentativo di far entrare i caratteri dei supereroi nel mondo di Guerre stellari. Una prima ipotesi contemplava l'idea di un wookie furioso fare strage di stormtrooper alla stregua di Hulk. Ma per George Lucas doveva essere fondamentale il legame tra i personaggi e quel tipo di storia aveva bisogno di un eroe che si esprimesse non solo attraverso gesti e versi incomprensibili.
Starkiller diventa così l'equivalente dell'Uomo ragno per Star Wars. Figlio di due jedi, è l'estremizzazione della forza, elevata a livelli che Lucas, al cinema, non ha nemmeno sfiorato. Nel secondo capitolo del videogame le capacità di Starkiller – che intanto ha imparato anche i trucchi ipnotici e combatte con una doppia spada laser - vengono portate a un tale eccesso che sarà possibile incenerire i nemici e accartocciare caccia Tie o corazzati At-St come fossero di cartone. Al centro di questa enfatica fisica della distruzione, l'innovativa fusione tra tre potenti tecnologie, Havok, Euphoria e Digital Molecular Matter, che erano state introdotte nel primo gioco allo scopo di donare un aspetto più dinamico all'avventura e che costituiscono l'impressionante impalcatura ludico-scenografica anche del nuovo episodio.
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