A chi volesse saperne di più sui personaggi della saga dei Mazinga, sulla loro ideazione, sui corretti rapporti di continuità tra una serie e l’altra, sulle polemiche che esse suscitarono all’arrivo nel nostro paese e su vari altri aspetti e curiosità della saga, segnaliamo il libro Mazinga - Da Mazinga Z al Mazinkaiser: l’epopea di un guerriero robot, edito da Iacobelli Editore nel 2008, all’interno della collana I Love Anime. A quanto scritto in quella sede aggiungiamo ora un paio di interessanti curiosità e spunti di interesse che non avevano trovato spazio tra quelle pagine, riguardanti in particolare Il Grande Mazinga e l’espandersi dell’influenza di Mazinga Z su altre opere d’animazione.
La Fortezza delle Scienze
Come scritto più sopra, Il Grande Mazinga racconta la guerra tra il malvagio, aggressivo e spietato esercito di Mikene, e Tetsuya Tsurugi, un giovane addestrato fin dall’infanzia a guidare il robot guerriero Grande Mazinga, che ha come base un istituto scientifico chiamatola Fortezza delle Scienze. Il nome di quest’istituto è curiosamente presente anche in un vecchio film nipponico, Non rimpiango la mia giovinezza (1946, titolo alternativo: Nessun rimpianto per la mia giovinezza; edito in dvd da Mondo Home Entertainment e distribuito anche in edicola da Hobby & Work) di Akira Kurosawa, dove è però inserito all’interno di tutt’altro tipo di contesto narrativo. Il film di Kurosawa, infatti, si svolge a Kyoto nel 1933 e descrive acutamente e drammaticamente la società nipponica dell’epoca. In seguito al cosiddetto “incidente della Manciuria” (cioè l’occupazione nipponica della Manciuria avvenuta nel 1931, che provoca l’inizio di una lunga guerra con la Cina) e all’uscita del Giappone dalla Società delle Nazioni (1933), il governo giapponese, manovrato dalle grandi imprese e dai vertici militari (così viene descritto nella pellicola), si appresta a proseguire l’ambizioso progetto dell’aggressione imperialistica a danno di altri stati asiatici, che finirà per culminare con l’entrata del Giappone nella seconda guerra mondiale a fianco di Italia e Germania. Per attuare il proprio piano, il governo predispone il controllo e l’uniformazione dell’opinione pubblica - all’interno della quale esistono diverse voci di dissenso, contrarie all’attacco militare verso altri paesi - attraverso il dominio dei mass media, l’intervento militare, il soffocamento della libera opinione e accusando chiunque provi ad opporsi (sia esso anche un liberale) di essere una pericolosa voce dell’ “ideologia rossa”, vale a dire un pericoloso comunista che rappresenta una minaccia per l’intera nazione. Il governo vuole mettere mano, attraverso il pretesto di un “risanamento”, anche agli ambienti universitari, riducendone facoltà, libertà e autonomia, finendo però col provocare, a Kyoto, la contestazione dei docenti universitari, i quali presentano tutti quanti le dimissioni in segno di dissenso. Oltre agli insegnanti, protestano anche le associazioni studentesche, occupando le aule e dando vita a manifestazioni e cortei di protesta che finiscono con lo scontrarsi con le forze dell’ordine, le quali eseguono l’ordine dato dal ministro dell’istruzione, di reprimere quelle iniziative. Durante queste manifestazioni, dalle finestre dell’università (ritenuta dai giovani il luogo in cui va praticata “la libertà delle scienze”) e nei cortei, vengono esposti vari striscioni di protesta, con scritte come “Libertà di parola!”, “Uniamoci per la libertà di parola!”, “Contro il fascismo!”, “La verità si trova nella libertà delle scienze!” e soprattutto “Difendiamo la fortezza della scienze!”. Il termine “fortezza delle scienze” diviene quindi (almeno stando alla già citata edizione in dvd del film, dotata di sottotitoli italiani che traducono quanto scritto sugli striscioni) il soprannome che gli studenti assegnano al proprio istituto universitario, visto come un simbolo di libertà e autonomia, che corre il rischio di essere schiacciato e oppresso dal volere militarista del governo giapponese. Sulla base di quanto scritto, l’epopea del Grande Mazinga acquisterebbe un nuovo e maggiore spessore, nonché uno stimolante e attualissimo spunto narrativo e metaforico, da approfondire e utilizzare in un eventuale remake o riproposta di questa saga, dove ad un aggressivo e violento popolo militarizzato si contrappone un istituto scientifico, simbolo di quella ricerca e di quei ricercatori impegnati a lavorare per il bene dell’umanità, ma che troppo spesso vengono sminuiti e sottovalutati dall’opinione pubblica.
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