Mentre è lo stesso protagonista di Inception, un grintoso Leonardo Di Caprio, ad affermare che l’identità del film discende direttamente da 8 e ½, uno dei tanti capolavori di Federico Fellini. Anche l’espediente usato da Nolan, l’uso di un particolare tipo di droga sintetica che permette a più persone di condividere i sogni, è un classico della narrazione fantascientifica. La parte d’azione del film, poi, ricalca gli stereotipi del genere thriller, in cui l’eroe di turno raduna un gruppo di superesperti pronti a tutto. Il pensiero corre a film come Oceans’Twelve o I signori della truffa. Qual è allora l’autentica novità del film di Nolan? Intanto quella di essere un soggetto originale e non la trasposizione di un romanzo o di un racconto. Inizialmente concepito come un horror, Nolan ha continuato a lavorare sulla sceneggiatura per un decennio fino a farlo diventare un film di fantascienza atipico, in cui l’aspetto estrapolativo è limitato all’apparecchiatura che collega i cervelli di più persone e permette loro, insieme alla droga, di condividere i sogni. In Inception, poi, il sogno è di fatto il protagonista principale del film. Anzi, più che il sogno, è l’intersecarsi di sogni diversi e dall’intreccio di ognuno con le soggettività dei personaggi. A seconda del livello di sogno in cui si trova, ogni personaggio assume tratti e sfaccettature differenti, trovandosi a interagire con diverse versioni degli altri in un’atmosfera in cui niente sembra andare per il vesto giusto. Nolan ha costruito un gioco di scatole cinesi in cui realtà e sogno, più che essere separati, presentano molti tratti in comune. E anzi, proprio la realtà appare paradossalmente più caotica del sogno multistrato costruito da Cobb e soci, poiché al di là degli evidenti effetti onirici, dimostra come la manipolazione esatta dell’inconscio sia impossibile, così come è impossibile, nel mondo reale, il colpo perfetto. Il piano preciso e dettagliato di Cobb viene ostacolato fin dall’inizio dall’irruzione del ricordo della moglie morta Mal: ovvero dall’irruzione prepotente della realtà, che ricorda a tutti i protagonisti chi sono e cosa stanno facendo. Più che un film su come i sogni manipolano la realtà, Nolan ha fatto un film su come la realtà determina la compattezza del subconscio. Non si sa quanto questo risultato sia stato voluto e quanto Nolan ci sia incappato, rielaborando la sceneggiatura. Fatto sta che l’intero meccanismo del film non è altro che la trasposizione deviata di ciò che il mondo reale imprime nei nostri circuiti neuronali. Abbastanza in linea con l’interpretazione psicologica prevalente, che vuole il sogno come un processo della mente intenta a rielaborare le informazioni accumulate durante il giorno, Inception mostra come il risultato della manipolazione sia influenzato dal rapporto con il mondo quotidiano. E poiché il mondo d’oggi, con la sua enorme complessità, è sostanzialmente impossibile da pianificare nei dettagli, la stessa complessità si riflette nel subconscio, rendendolo immensamente più complesso di quanto sembri.
Mondi del sogno, tra Dick e Fellini
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