Noi appassionati di fantascienza ci sentiamo spesso come mosche bianche, come appartenenti ad una setta (in senso buono), e quando ci capita d’incontrare qualcuno che come noi ha letto molto - e regolarmente continua a leggere fantascienza -, ci si sente subito sodali, scatta un qualcosa che ci fa sentire in sintonia con quella persona, quasi come se ci si conoscesse da tempo. È un po’ quello che io chiamo “effetto convention”: si parla dei propri scrittori preferiti e dei romanzi letti di recente ed in quattro e quattr’otto si diventa amici.
Di recente mi è capitata questa cosa nel leggere una notizia riportata da tutti i quotidiani e risalente allo scorso giugno: la comparsa di due racconti di fantascienza dovuti alla penna di Stieg Larsson, lo scrittore e giornalista svedese autore della trilogia poliziesca “Millennium”, scomparso a soli cinquant’anni nel 2004. Come è noto, Larsson proco prima di morire aveva contattato uno dei più importanti editori svedesi al quale aveva consegnato i tre romanzi polizieschi che vennero pubblicati dopo la sua morte, divenendo ben presto dei bestseller, tanto da essere tradotti in 40 paesi con all’attivo oltre 25 milioni di copie vendute.
È stata una sorpresa per molti, dunque, scoprire che Larsson, intorno al 1970, avesse a soli sedici anni scritto due racconti di fantascienza e mandati alla rivista Jules Verne Magazine. I racconti sono rimasti custoditi per tutto questo tempo nell’archivio della rivista e poi donati recentemente alla Biblioteca Nazionale di Svezia. Al momento non è dato sapere se gli eredi dello scrittore vorranno pubblicarli, anche se la direttrice della Biblioteca si è affrettata a sottolineare che si farebbe un torto al giornalista-scrittore, ma resta l’incontrovertibile fatto che Larsson era un appassionato di fantascienza, tanto da sentire l’impulso di scrivere dei racconti e mandarli ad una rivista per la pubblicazione.
Sempre recentemente, mi sono imbattuto in un’intervista di un altro famosissimo scrittore, apparsa su La Repubblica del 28 settembre 2009, e anche qui ho avvertito l’“effetto convention”. Ad un certo punto la giornalista chiede allo scrittore se ha mai pensato di scrivere del futuro. Ecco cosa risponde: “Ci sto pensando. Credo che potrebbe essere il soggetto del mio prossimo romanzo. Sono sempre stato interessato alla fantascienza. Il mio primo racconto, che a dire il vero non è un granché, fu un racconto di fantascienza, appunto. E qualche volta ho usato questo genere nei miei romanzi, inserendo piccole storie dentro altre storie. Da ragazzo leggevo tutto di quel genere: erano gli anni Sessanta: oggi considerati il periodo d'oro della fantascienza. C'erano Philip K. Dick, Harlan Ellison. Ma oggi questa letteratura non è molto interessante. La gran parte degli scrittori odierni di fantascienza non scrivono bene, e non ci sono donne interessanti tra i personaggi: così a un certo punto mi sono annoiato e ho smesso di leggerla. Invece, in questi mesi sono di nuovo interessato a questa vicenda. E sa perché? Perché la fantascienza permette molto a uno scrittore. Ecco perché è destinata a rinascere: è l'unico genere che davvero consente a uno scrittore di esplorare le idee, assai più di una storia realista sul presente”.
Ebbene, forse questa risposta non sorprenderà chi di questo scrittore ha letto i suoi libri – e lo confesso, io non sono tra questi – ma a me la risposta mi ha lasciato senza parole, soprattutto quando ho scoperto che a pronunciarle è stato Salman Rushdie, lo scrittore indiano di nascita, ma britannico d’adozione, autore de I versi satanici (The Satanic Verses), opera ritenuta blasfema dagli islamici, perché chiaramente allusiva nei confronti della figura di Maometto.
Due scrittori molto diversi fra loro, Larsson e Rushdie, eppure accomunati da una comune passione per la science fiction, come dire due insospettabili fantascientifici. E poi ci piace la previsione di Rushdie, quando dice che la fantascienza è destinata a rinascere perché “è l'unico genere che davvero consente a uno scrittore di esplorare le idee, assai più di una storia realista sul presente”. Una bella definizione.
Per altri versi un altro insospettabile fantascientifico è il regista Christopher Nolan, il cui film Inception, in uscita questo mese nelle nostre sale e a cui abbiamo dedicato lo speciale, ha raccolto in America e nel resto del mondo il consenso sia del pubblico sia della critica.
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