Passiamo brevemente al mondo Wildstorm, non proprio ricco di personaggi robotici ma

La DC Comics, se teniamo fuori la Wildstorm appena presa in considerazione, si dimostra ancora più povera della Marvel rispetto a personaggi robotici interessanti. Anche qui abbiamo emuli umani come Hourman, un androide proveniente dal secolo 853°, il cui unico scopo sarà ricostituirsi come entità biologica o come Red Tornado, destinato a creare, come Visione prima di lui, una famiglia con tanto di figlia adottiva.
I Superman robotici, figli della scienza kryptoniana, i robot di mantenimento della Fortezza della solitudine, come il famoso Kelex, ed occasionalmente i letali Manhunter forniscono ottimi comprimari ed ottima carne da cannone come le loro controparti Marvel, si possono comunque trovare anche qui alcuni spunti interessanti.
Sul lato malvagio della tavola abbiamo in primo luogo Solaris, un computer stellare, in effetti un vero e proprio sole creato per essere un immensa intelligenza artificiale, che ha come unico scopo l’estinzione di Superman e di tutti i suoi discendenti. Seppur non brilli per originalità nei propositi è uno degli unici personaggi artificiali, se non l’unico, incontrati fino ad ora che non solo non ha corpo umanoide ma non vuole avere nulla a che spartire con le fallaci forme di vita biologiche inferiori purtroppo presenti nella maggior parte della galassia. Non da meno è Brainiac, un androide alieno originario del pianeta Colu, nato per l’infiltrazione e lo spionaggio che può datare le sue origini agli anni Cinquanta. Probabilmente l’essere artificiale con più incarnazioni della storia del fumetto, Brainiac va a passeggio per il cosmo, occasionalmente anche per il tempo, con l’unico scopo di assimilare, migliorandosi, quanto può delle culture aliene incontrate sul suo percorso. Fermato più e più volte da Superman, tenterà ad un certo punto di mutare completamente la Terra per mezzo di un immenso sciame di nanomacchine evocato da un futuro del nostro pianeta già assimilato da lui, manco ci trovassimo di fronte ad una Regina Borg importata direttamente da Star Trek.
Diretta discendente da Brainiac c’è Indigo, la versione 8.0 del costrutto, appositamente costruita per infiltrarsi nel mondo dei supereroi ed as

I Metal Men sono invece un gruppo di robot creati dal Dottor William Magnus che è riuscito, al culmine della sua carriera scientifica, a creare il responsometro, una forma molto particolare di computer capace di ospitare un’intelligenza artificiale rendendola in grado di plasmare la materia che le sta attorno. Oro, Ferro, Piombo, Latta, Mercurio e la procace Platino (o Tina) sono il risultato dell’associazione dei responsometri ad un particolare tipo di metallo puro e sono naturalmente al servizio del Dottor Magnus che dovrebbe insegnar loro a comportarsi nel modo più umano possibile. Fumetto decisamente non originale come partenza e in debito con le strutture narrative dei primi X-Men come dinamiche, ma con alcuni particolari comunque godibili quali l’innamoramento di Tina verso il suo creatore, corteggiato in modo deciso in ogni numero, o i diversi viaggi interplanetari dei protagonisti volti a sventare ogni volta una diversa minaccia robotica.
Un piccolo accenno si merita anche Tomorrow Woman, creatura artificiale nata dalla penna di Grant Morrison per qualche mese in forze alla Justice League America. Costruita dal Professor Ivo e dal Dottor T. O. Morrow come arma destinata a detonare in mezzo ai compagni della JLA distruggendone le capacità intellettive, il personaggio riesce a tirarsi fuori dai soliti schemi non solo per la buona anche se breve caratterizzazione ma perché alla fine non è l’amore che la porta a morire salvando Superman e soci ma la volontà di agire libera, nata dall’evoluzione del suo programma di intelligenza artificiale.
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