Abbiamo già detto che le emozioni sono pericolose per i robot. Sulla stessa falsariga ma

Un percorso diametralmente opposto l’avrà Aaron Stack, ovvero Machine Man, una geniale invenzione di Jack Kirby risalente agli anni Settanta. Ispirato da concetti tratti dalle opere di Stanley Kubrick e Arthur C. Clark, la creatura artificiale in questione sarà allevata come un figlio dallo scienziato Abel Stack e tenterà, dopo la morte di questo, ogni sentiero per capire l’essenza dell’umanità da cui è stata generata. In questo caso, però, il processo si dimostrerà alquanto fallace ed interrotto, dopo innumerevoli avventure, dalla folle gestione di Warren Ellis del gruppo Nextwave in cui la personalità di Machine Man verrà centrifugata e fatta esplodere creando qualcosa in grado di confrontarsi, sul campo della comicità, con il Bender di Futurama. Battute esilaranti, situazioni impossibili e uno sguardo diverso, quasi alieno, sugli uomini e sulla società umana che lo circonda caratterizzeranno il nuovo Aaron Stack, rendendolo un modello per chi si volesse cimentare nella scrittura di un robot fuori dai canoni soliti.
La Visione, insigne membro dei Vendicatori e punto cardinale dell’universo Marvel, è destinato invece ad emulare colui dal quale è stato originato, la Torcia Umana originale di cui sopra, alternando stati umanizzati (riuscirà a sposarsi e ad avere figli) a stati governati dalla completa logica meccanica, senza mai che venga costruita per questo personaggio, pieno di potenzialità, una vera caratterizzazione capace di sfruttarne appieno gli spunti narrativi.
Una vera menzione d’onore deve però averla una testata cre

Un breve cenno, prima di lasciare la Marvel, ad M-11, l’enigmatico robot degli agenti di Atlas, ancora editorialmente troppo giovane per darne una vera e propria lettura e ad Elsie-Dee, una fantastica bambina robot assassina che per qualche numero ha deliziato i lettori dei primi numeri di Wolverine.
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