La ragione per cui Gollum funziona nel Signore degli Anelli è perché è un film eroico-fantastico e quindi noi che lo guardiamo siamo spontaneamente portati a cancellare ogni incredulità. Un po’ come nei film di Ray Harryhausen. Ma in Splice si parte con l’idea che Dren potrebbe esistere davvero. Non ho mai smesso di dire alla troupe che non stavamo girando un film di fantascienza. La storia si svolge nel mondo di oggi e i laboratori ritratti nel film sono impressionanti. Sono stato molto attento a NON riprodurre un laboratorio di genetica in stile Hollywood. Mentre facevo le ricerche per il film ho passato molto tempo nei laboratori veri, sono molto simili ai laboratori di scienza del liceo. Forse un pochino più sporchi con le provette, i frigoriferi e le stufe a gas. Non ci sono poi quelle grandi attrezzature hi-tech. Volevo restare fedele a tutto questo, volevo che il pubblico sentisse davvero che siamo nel mondo di oggi e che la creatura è vera in quell’ambiente. Quando abbiamo fatto il casting per Dren sapevamo che si trattava di un passo fondamentale.
Che criteri avete adottato per scegliere l’attrice?
La linea di confine era molto labile: volevo che fosse amata sia dagli uomini sia dalle donne. E che tutti si sentissero colpevoli in qualche modo. Un equilibrio molto difficile. Se mi fossi spinto troppo oltre con il lato mostruoso di Dren avrebbe potuto diventare un essere ripugnante, ma se avessimo spinto troppo sul suo aspetto umano non sarebbe stata abbastanza mostro. Dren doveva personificare questi due elementi alla perfezione. E Delphine aveva entrambe queste qualità. E’ una donna bellissima con qualcosa di androgino che le da quel qualcosa di non esattamente umano. Sono sicuro che un giorno gli uomini muteranno verso una razza più polimorfa.... Nella mia testa, Dren è il prossimo gradino sulla scala evolutiva. Eppure, non sapevoesattamente cosa cercavo. Me ne sono accorto solo quando l’ho vista. L’ironia è che quando sono andato a Parigi per il casting la prima persona ad entrare in quella stanza è stata proprio Delphine. Ma era troppo perfetta, allora mi sono imposto di vedere altri attori. (Ride) Alla fine ho comunque scelto lei. E’ incredibile. E recita in maniera sorprendente.
Come l’avete preparata per quel ruolo?
In realtà non l’abbiamo presa subito. È venuta a Toronto. Il team per gli effetti speciali doveva fare dei test, farle delle foto perché dovevamo sviluppare il progetto di Dren partendo dalla reale fisiologia di Delphine. Ho deciso che sarebbe stata Dren solo dopo questa fase. Ho anche testato la sua resistenza fisica perché il ruolo è molto, molto fisico e avevo bisogno di qualcuno che fosse all’altezza.
Quanti effetti speciali utilizzate su Dren?
A parte Dren bambina (prime due fasi), lei è un mix tra umano, effetti digitali e protesi. Ho sempre saputo che sarebbe andata così, anche dieci anni fa. In effetti ho fatto altri test con un’altra attrice... E’ un aspetto molto sottile. Per esempio, in che modo cammina l’attore? Sui piedi oppure sui trampoli? Quanto avanti dobbiamo spingerci? Alla fine penso che abbiamo fatto la scelta giusta. Abbiamo deciso di fare il meno possibile. Di sottrarre piuttosto che aggiungere. Nella maggior parte dei film in cui si utilizzano creature si inizia con un umano e si aggiunge qualcosa. Noi abbiamo pensato che fosse più interessante togliere alcuni aspetti e modificarne leggermente degli altri. Io credo che una leggera modifica al viso di qualcuno, come quella che abbiamo fatto con Delphine, è più scioccante di qualsiasi cambiamento importante. E’ diventato il nostro motto e il tono del film.
Come si crea una creatura che prima ti tocca e poi ti terrorizza?
Dren deve fare entrambe le cose. E’ una questione di equilibrio. Non volevo fare E.T. anche se non posso negare che non ci sia un po’ di E.T. in Dren. Volevo che la creatura fosse moralmente complessa. Sa essere molto dolce ma anche pericolosa e vendicativa. Questa è stata la chiave. Inoltre pensavo che fosse importante che Clive ed Elisa dessero vita a una creatura in continua evoluzione in modo che non si sa mai che creatura può diventare.Solitamente lei fa film molto grafici, perfino geometrici...
Splice è un po’ così. Ma ho tentato di non farmi influenzare molto dalla mia regia. Al contrario, Cypher è stato un esercizio di stile espressionista. Con Splice un approccio più naturalistico sarebbe stato molto più potente. Ho deciso di essere come Rene Magritte: volevo dipingere il fantastico come un accademico. Ho preso questa decisione nel bene e nel male. Per me è più difficile fare un film più convenzionale. Ho tentato di controllare la mia strana sensibilità.
Qual è stata la linea guida del film?
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