Rizzoli nella collana HD ha inviato in questi giorni in libreria, con il titolo Il pellegrino, la prima parte del romanzo Anathem (Anathem, 2008), ultima fatica di Neal Stephenson, autore poco prolifico se pensiamo che dal 1984, anno in cui apparve il suo primo romanzo The Big U, a oggi ha scritto "solo" undici romanzi, tutti tradotti nel nostro paese tranne The Big U e The System of the World (terzo volume del Baroque Cycle).
Per quanto pochi, i romanzi di Stephenson sono fondamentali nel campo della fantascienza, tanto che viene considerato giustamente un autore di culto. Una rivista del settore ha scritto su di lui: "Stephenson è stato paragonato a Thomas Pynchon, William Gibson, Michael Crichton e Isaac Asimov. Lui è tutto questo insieme". Un paragone forse un poco eccessivo, ma con un fondo di verità, se si pensa che con questi romanzi l'autore si è guadagnato ben dieci nomination ai più importanti premi nel campo della narrativa di fantascienza e ha vinto il Premio Hugo del 1996 con Diamond Age (L’era del diamante); il Premio Arthur C. Clarke nel 2004 con Quicksilver e nel 2005 il Prometheus Award con il romanzo The System of the World.
L’idea di fondo di Anathem ricorda un poco il romanzo Un cantico per Leibowitz di Walter Miller jr., per i suoi monasteri dove viene conservato il sapere, ma le similitudini finiscono qui, in quanto non siamo sulla Terra ma sul pianeta Arbre. Come l’autore spiega nella prima pagina, il titolo richiama tanto la parola "anatema" (anathema), quanto gli inni tradizionali, gli "anthem", nell’accezione di canzone di grande impatto emotivo. Nel volume si fa riferimento a una pratica cerimoniale tipica del mondo inventato dall’autore, in cui scienziati e letterati si ritirano volontariamente in luoghi isolati ma non per motivi religiosi, bensì per conservare il sapere del mondo. E, per evitare le devastazioni che nel passato hanno sconvolto il pianeta, la popolazione di Arbre si è divisa in due gruppi: gli intellettuali, chiusi in comunità monastiche, e la gente di fuori, governata dal potere secolare. Nel romanzo seguiremo la vita e le imprese del novizio diciottenne fraa Erasmas che vive nella Concentrazione di Saunt Edhar, uno dei vari santuari per matematici, scienziati e filosofi, protetto dalle influenze esterne corruttrici. Erasmas scopre il mondo prima seguendo gli insegnamenti del suo maestro e poi in un viaggio fuori dalle mura della comunità con un contatto con gli "esterni" ma non solo.
Riassumere il contenuto di un volume di oltre novecento pagine, con varie digressioni su vari argomenti filosofici e scientifici, è alquanto arduo, ma questo non deve scoraggiare il lettore in quanto c’è tutta una parte avventurosa e avvincente. La seconda parte dal titolo Anathem. Il nuovo cielo, sarà in libreria a settembre.
L’autore. Neal Stephenson è nato nel 1959 e vive a Seattle. È l’autore di alcuni romanzi di culto, tra i quali sono comparsi in Italia Snow Crash (Shake 1995, ora in BUR), Zodiac (Shake 1998). Da non dimenticare i due volumi del famoso Ciclo Barocco: Argento vivo (Rizzoli 2004) e Confusione (Rizzoli 2005). Purtroppo non è stato mai pubblicato il terzo che doveva avere il titolo Il sistema del mondo. Il ciclo era un prequel di Cryptonomicon (Rizzoli 2000) nel quale l’autore aveva creato un universo di rocambolesche avventure militari, codici segreti, complotti, il tutto sospeso tra il presente e la seconda guerra mondiale. Con Argento vivo e i suoi seguiti raccontava la storia degli antenati dei Waterhouse e degli Shaftoe e parallelamente, nell’oscurità delle tenebre, c’è la storia del misterioso Enoch Root. Lo sfondo di queste avvincenti avventure è l’Inghilterra del 1600 nel periodo della guerra civile.
Un brano dal testo. "L’ultima notte del 3689 sognai che qualcosa turbava fraa Orolo e che tutti se ne erano accorti, ma nessuno, per nessuna ragione, ne avrebbe parlato apertamente. Un mistero, dunque. Eppure tutti sapevano di cosa si trattava: i pianeti stavano deviando dal loro corso e l’orologio forniva indicazioni sbagliate. Infatti parte di esso era un planetario meccanico, un modello del sistema solare che mostrava la posizione attuale dei pianeti e di molte delle loro lune. Si trovava nel nartece o vestibolo, tra il cancello diurno e la navata a settentrione. Aveva funzionato alla perfezione per trentaquattro secoli, ma adesso perdeva colpi; qualcosa era accaduto."
La quarta di copertina. È l’anno 3689 e il pianeta Arbre vive un periodo di pace e serenità. Nel suo passato ci sono imperi, colpi di stato militari, gli Eventi Tragici e la Ricostituzione, il Primo, il Secondo e il Terzo Sacco, ma nei secoli è stato raggiunto un equilibrio. Gli scienziati, i matematici, i filosofi vivono chiusi nei loro "concenti", e si dedicano alla pura speculazione teorica senza avere nessun contatto con la tecnologia, che invece segna l’esistenza del resto della popolazione: gli "extramuros", sottoposti al Potere Secolare. Ma qualcosa minaccia l’ordine perfetto di Arbre: lo dimostra l’espulsione dal concento di Saunt Edhar, al canto struggente dell’Anathem, del sapiente Orolo, che osservando il cielo ha scoperto un oggetto luminoso in avvicinamento. Sarà il suo allievo prediletto, il diciottenne fraa Erasmas, ad avere una parte cruciale nel dramma che sta per svolgersi su Arbre. E toccherà a lui, alla compagna Ala e agli altri novizi esplorare il mondo di fuori: sino ai confini più estremi.
Neal Stephenson, Anathem. Il pellegrino (Anathem, 2008)
Traduzione Valentina Ricci, Rizzoli, collana Rizzoli HD, pagg. 593, euro 16,00
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