Di gente come Rudy Rucker ce ne vorrebbe a pacchi, specie in tempi come questi. E' il primo pensiero che attraversa la mente scorrendo la biografia di un personaggio come questo: americano di origini austriache, matematico, ricercatore, programmatore di computer, saggista e divulgatore scientifico di rara efficacia, in gioventù musicista e cantante rock. Per tutti gli appassionati Rucker è soprattutto uno scrittore di confine, autore fantascientifico capace di inserirsi alla grande nella corrente del cyberpunk senza però farsene fagocitare, mantenendo un punto di vista originale, scientifico e scanzonato, lontano dalla grave seriosità della maggior parte degli autori del genere. Rucker ha lasciato la propria impronta con romanzi di successo come la quadrilogia del Ware (da Software del 1982 a Realware del 2000), con Signore del tempo e dello spazio, Le formiche nel computer e molti altri, buona parte dei quali purtroppo mai tradotti in Italia. Il suo blog (l'indirizzo sta nelle Risorse di rete) è diventato un punto di riferimento autorevole e ironico, come è nello stile del suo autore.
E proprio sul suo blog Rucker ha recentemente pubblicato un lungo intervento, ripreso e ampliato in occasione della Westercon svoltasi a Pasadena lo scorso quattro luglio. Nell'intervento Rucker ha analizzato le tendenze più recenti della sci fi, concludendo purtroppo che l'innovazione, in un genere che dovrebbe farne la propria firma distintiva, risulta piuttosto carente. Rucker lamenta il fatto che stia diventando sempre più difficile trovare proposte di cambiamento nei romanzi fantascientifici; cambiamento che dovrebbe stare alla base di qualsiasi forma artistica, dalla narrativa alla musica, alla pittura. Il fatto è che secondo Rucker la fantascienza segue più o meno sempre le stesse regole e canoni, che si tratti di space opera piuttosto che dell'evoluzione del cyberpunk. Innovare la fantascienza significa prima di tutto fare ricerca di nuovi scenari, partire da ciò che è stato fatto per sperimentare qualcosa di nuovo e attraente; un po' come si fa nella ricerca scientifica "reale".
Partendo da queste considerazioni, Rucker propone alcuni spunti di riflessione su altrettante tematiche sci fi a suo parere poco esplorate dagli autori:
Cervelli Viventi: più che parlare di Singolarità o di copiare la propria memoria in un computer, oggi è più interessante parlare di potenziamento dell'intelligenza;
Quando Tutto è Vivo: se i chip per computer presto saranno superati, da cosa saranno sostituiti? Due possibilità: biotecnologie che diventano "hardware", computer quantistici;
Porte Magiche e Universi Alternativi: si tratta dei wormhole, o Ponti di Einstein-Rosen, passaggi verso nuove dimensioni o altri universi. I quali altri universi potrebbero non essere infiniti, come teorizza il modello a "brane", ma un numero limitato e organizzato, in modo che ogni universo ne possa generare un altro. Questo coinvolgerebbe anche la struttura del tempo, che secondo il fisico Hugh-Everett sarebbe in continua "ramificazione", vale a dire che ogni istante è sempre esistente;
Sogni e Ricordi: capovolgendo il meccanismo della realtà virtuale, l'immersione nei sogni potrebbe rappresentare un diverso livello di realtà, mentre la memoria potrebbe essere un meccanismo per viaggiare nel tempo, per portare le persone che ricordiamo dal passato al presente;
Realtà Superiore: la fantascienza è sempre stata un po' restìa a speculare su cosa succede alle persone quando muoiono, ma dando al tema un'inclinazione scientifica potrebbe risultare un'esplorazione interessante;
Virus Quantistici: se ogni pezzetto di materia si porta dietro il suo "carico" di leggi quantistiche, questo potrebbe dare agli oggetti quotidiani proprietà particolari; si potrebbe immaginare una specie di virus che infetta la materia, o magari cambiare le leggi della fisica;
Nuovi Sensi: non si parla di telepatia e simili, ma di sensibilità sviluppate per "vedere" altre proprietà: viscosità, temperatura, pressione, carica elettrica, neutrini, bosoni di Higgs, quark;
Universo Olografico: alcuni fisici sostengono che il nostro spazio a quattro dimensioni sia una specie di illusione costruita su un modello bidimensionale... come una specie di fumetto.
Perché?: perché siamo qui? Perché esiste tutto? Perché invece non esiste niente? Tutte domande a cui la fantascienza può trovare una o più risposte;
Sottodimensioni: da molto tempo la meccanica quantistica sostiene che non esiste nulla di più piccolo della lunghezza di Planck; questa potrebbe essere una frontiera ma non un muro... forse il mondo subdimensionale è una specie di versione specchio del nostro. Alcuni teorici sostengono l'esistenza di sottodimensioni più "spesse" delle nostre. Certo non servirebbero navi spaziali per esplorarlo;
Infinito e Oltre: e se il nostro pianeta fosse davvero piatto? Un piano infinito in cui si può andare sempre diritti senza mai tornare al punto di partenza? O se la notte improvvisamente durasse per l'eternità?
Naturalmente quelli proposti da Rucker sono solo degli spunti, alcuni dei quali piuttosto provocatori. Ciò che lo scrittore intende affermare è che la fantascienza, senza farsi sopraffare dalla realtà, deve sempre affermare la propria capacità di raccontare storie ambiziose sul piano delle idee. Senza però rinunciare al significato delle stesse, che per Rucker si trova nella capacità di generare emozioni, a loro volta legate alla nostra vita sociale, ai problemi che ci troviamo ad affrontare quotidianamente, e che rendono tali emozioni vere e riconoscibili. Insomma, è difficilissimo trovare un'idea veramente nuova; ma un'idea senza risonanza emotiva e scollegata dai personaggi che la esprimono, resta un semplice esercizio intellettuale fine a sé stesso.
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