Con Incursion part 1 & 2 si conclude la prima stagione di Stargate Universe SGU, giunge quindi il momento di tirare un po’ le somme di questo nuovo progetto. L’operazione non era delle più facili, perché sostituire nel cuore dei fan di Stargate la vecchia SG1 non era impresa facile. In precedenza ci aveva già provato Atlantis con scarsissima fortuna e non in pochi avevano storto il naso all’annuncio di questo nuovo spin-off del marchio Stargate.
I fatti però hanno dato ragione al duo Brad Wright e Robert C. Cooper, che hanno voluto e creduto fortemente in questa nuova operazione. SGU infatti, tra gli alti e i bassi di una stagione in ogni caso introduttiva, ha mostrato di avere le carte in regola per catturare l’attenzione dei telespettatori di SyFy Channel, ma non solo.
Sin dall’inizio è stata impostata sui dualismi: Rush contro il Colonnello Everett Young, civili contro militari, e adesso è il turno del tutti contro l’Alleanza Lucian che, attraverso un improbabile salto attraverso lo Stargate, ottiene un progressivo controllo della nave, invadendola. Questo finale non è tra le cose migliori viste nel corso della stagione, ma è un cliffhanger di sicuro effetto. Le due puntate in questione sono infatti preparatorie per gli avvenimenti della seconda stagione, che ribalteranno un po’ tutti gli equilibri e le storie che avevamo visto in precedenza.
Nel corso dell’intera stagione, ma in special modo in questo finale, gli autori hanno puntato moltissimo sull’evoluzione e la rivalutazione del personaggio di Eli, che da nerd ciccione e un po’ instupidito della prima puntata, si è trasformato progressivamente in una figura di riferimento, per non dire quasi eroica.
Un altro punto interessante è sicuramente quello legato alla figura del comandante Everett Young che, a differenza del suo predecessore Jack O’Neill, è un uomo molto fragile, impulsivo, che reagisce nella maggior parte dei casi con scelte negative per la sorte del proprio equipaggio.
A tale proposito, nella prima parte di questo finale c’è un divertente siparietto con Richard Dean Anderson, il quale lo redarguisce dicendogli: “Io non sono lì… ma comincio a chiedermi se magari dovrei”. E forse dovrebbe davvero. D’altra parte, però, il buon Jack O’Neill non ha mai avuto a che fare con un elemento del calibro di Nicholas Rush che, nell’interpretazione del grande Robert Carlyle, è il vero mattatore della serie, quindi è un vero peccato che in quest’ultima parte sia stato fondamentalmente relegato in secondo piano, lasciandogli poco margine di azione, eccezion fatta per le sue consuete caustiche battute che non mancano mai di far perdere la testa al povero Colonnello Young.
Anche il personaggio interpretato da Lou Diamond Phillips, il Colonnello David Telford, ha subìto una metamorfosi con triplo salto carpiato altamente improbabile, ma questi sono i classici limiti di credibilità nelle trame di Stargate e quindi sotto questo aspetto in linea con la tradizione.
In sostanza si tratta di un buon finale, nulla di stratosferico, intendiamoci, ma comunque lascia un buon sapore in bocca e uno stimolo a guardare la prossima stagione. E di questi tempi non è poco.
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