James Cameron non sta fermo un momento. Tra i tanti progetti in cui il regista e produttore si impegna, il più imminente dei quali, Battle Angel, arriverà il prossimo anno, comincia a far trapelare qualcosa sul sequel di Avatar, film che gli ha fruttato in termini di fama ed economici quello che un regista normale conquista in almeno una decina di vite. Nelle scorse settimane Cameron aveva fatto sapere di stare visionando una prima bozza di sceneggiatura, ora pone un primo orizzonte temporale all'arrivo del sequel sul grande schermo.
In una dichiarazione riportata dal sito The Hollywood Reporter, Cameron ha infatti dichiarato che Avatar 2, titolo provvisorio, dovrebbe arrivare nel giro di tre, massimo quattro anni; quindi al più tardi nel 2014. L'intenzione dichiarata di Cameron è quella di proseguire nell'approfondimento della tecnologia 3D che è stato l'elemento che ha suscitato la maggiore curiosità; il regista ha quindi promesso che il sequel sarà ancora più 3D del primo film, a un livello tecnologico di nuova generazione. Conoscendo la fama di perfezionista di Cameron, e soprattutto il fatto che gli enormi investimenti per il perfezionamento delle tecniche devono essere ammortizzati, non c'è da dubitare che il prossimo Avatar alzerà ulteriormente lo standard visivo.
Nessuna indiscrezione sulla trama, invece, che forse è l'aspetto che interessa di più agli appassionati. Certo è che in questo periodo Cameron è diventato un personaggio in grado di valicare i confini del cinema, per essere chiamato in causa anche su temi nei quali forse non c'entra molto. Abbiamo già scritto qualche tempo fa di come il regista e i suoi Na'vi siano stati tirati in ballo nelle rivendicazioni palestinesi e nella lotta ambientalista di popolazioni indiane. Recentemente tutti gli organi di informazione hanno riportato la choccante richiesta rivolta a Cameron dai vertici del governo americano; richiesta di aiuto in relazione all'incidente alla piattaforma petrolifera del Golfo del Messico. Secondo i rappresentanti governativi, non si trattava di mandare una pattuglia di Na'vi ma di utilizzare l'esperienza di Cameron nel campo dell'esplorazione subacquea a grandi profondità, esperienza maturata durante le riprese di The Abyss.
Cameron ha poi effettivamente partecipato a una riunione a cui erano presenti una ventina di esperti di vari rami. A tutti i vertice dell'EPA (Environmental Protection Agency) e delle altre agenzie federali coinvolte, hanno chiesto pareri e idee sulla risoluzione della crisi, tuttora in corso. Dopo la riunione Cameron si è lasciato andare a un commento pepato su come la crisi è stata gestita: "In queste ultime settimane ho provato, come tutti, crescente orrore e angoscia nel vedere ciò che sta accadendo nel Golfo, pensando che quegli imbecilli non sapevano cosa stavano facendo." Immancabili polemiche e successiva retromarcia del regista, la cui frase sostiene essere stata estrapolata da un contesto diverso (giustificazione piuttosto di moda). Va anche detto che British Petroleum, la compagnia proprietaria della piattaforma, ha formalmente rifiutato l'offerta di collaborazione tecnica di Cameron, e che quest'ultimo ha ancora affermato la necessità di un controllo indipendente sull'operato delle compagnie petrolifere, "altrimenti è come chiedere a un assassino di fornire le prove del suo reato." Resta il fatto, un po' disarmante a dire il vero, che autorità di grande prestigio abbiano pensato di rivolgersi anche a un regista di fiction per trovare soluzione a un problema ambientale devastante. Nessun pregiudizio verso Cameron, le buone idee si raccolgono dove ci sono. Però non si può fare a meno di pensare: perché non chiedere aiuto anche a Bruce Willis? Lui sulle piattaforme petrolifere ci ha pure lavorato (in Armageddon). In caso di crisi delle forze di polizia si potrà chiedere una consulenza a Clint Eastwood? E se si scoprisse una nuova piramide egizia, chi si chiama, Roland Emmerich?
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