Si sa che gli universi della fantascienza, soprattutto quelli più famosi, fanno spesso irruzione nella realtà quotidiana. Le manifestazioni più immediate sono i fan club che danno vita a innumerevoli progetti, convention, eventi di vario genere. Subito dopo arrivano le tesi universitarie su romanzi, film e telefilm di maggior successo. Anche il mondo della ricerca scientifica non sfugge al confronto con le tematiche fantascientifiche: è il caso, per fare solo un esempio, di La fisica di Star Trek, libro di alcuni anni fa in cui il fisico Lawrence M. Krauss analizza le possibilità reali di arrivare ai progressi tecnologici descritti nell'universo inventato da Gene Roddenberry. Adesso arriva la medicina, per essere precisi la psichiatria, a occuparsi in maniera estesa di uno dei personaggi più cattivi della fantascienza (e della narrativa in generale): Dart Fener, o Darth Vader per gli amanti della versione originale, alias Anakin Skywalker, considerato da alcuni il vero protagonista della saga Star Wars.
Succede quindi che alcuni giorni fa sul sito LiveScience.com, specializzato nella raccolta di news e informazioni a carattere scientifico, compaia un lungo intervento che anticipa una ricerca in procinto di essere pubblicata sulla rivista The Journal of Psychiatry Research. Il team di ricercatori francesi del Toulouse University Hospital, guidati dallo psichiatra Eric Bui, ha compiuto una lunga analisi della personalità del giovane Skywalker, seguendolo durante il suo passaggio al Lato Oscuro della Forza, e arrivando alla conclusione che soffrisse di un disturbo borderline della personalità, vale a dire una grave patologia caratterizzata da instabilità dell'umore, delle relazioni interpersonali, dell'identità e del comportamento (fonte Wikipedia). Il disturbo compare nell'adolescenza e si protrae nell'età adulta, ed è caratterizzato da disfuzioni nella sfera emozionale dell'individuo, che causano paura dell'abbandono, instabilità della vita relazionale, crisi depressive.

Impulsività e problemi di gestione della rabbia quando si trova sotto pressione, tratti evidenti nel personaggio. L'oscillazione tra idealizzazione e svalutazione del mentore Obi-Wan Kenobi. La paura di essere abbandonato dalla compagna Padme, che spinge Anakin a tradire Obi-Wan e l'intero corpo dei Jedi. Episodi dissociativi sotto stress, nei casi di massacro dei Sabbipodi e dei giovani apprendisti Jedi. E infine instabilità nell'immagine di sé, rappresentata dal cambiamento di nome seguito al passaggio al Lato Oscuro. Tutti questi sintomi permettono agli psichiatri di diagnosticare con buona sicurezza il disturbo, tanto che probabilmente reggerà anche alla nuova revisione, più restrittiva, del manuale, il DSM-V, di prossimo arrivo.
Ma perché con tutte le persone reali che soffrono di patologie, Bui e il suo team hanno dedicato attenzione a un personaggio di fantasia? Principalmente per l'appeal che il personaggio, nella sua prima fase, esercita tra i fan soprattutto adolescenti. Come detto, il disturbo borderline tende a presentarsi durante l'adolescenza; la possibilità di "usare" un personaggio famoso può aiutare i ragazzi a prendere consapevolezza del problema, cosa che sia Bui che Rachel Rodgers, un'altra ricercatrice del Center for Studies and Research in Applied Psychology, hanno verificato sul campo. Ma soprattutto può aiutare a individuare i primi sintomi della malattia prima dell'età adulta, quando la cura diventa più difficile. L'influenza negativa del cancelliere Palpatine ha sicuramente aggravato i disturbi di Anakin; secondo Bui, "l'uso della psicoterapia lo avrebbe aiutato a evitare il Lato Oscuro della Forza". Che lo scienziato paragona all'uso di droghe: ci si sente bene nell'immediato, ma sul lungo periodo provoca danni gravi. Insomma, Anakin poteva essere curato in tempo. Già, ma poi cosa avrebbe dovuto inventarsi George Lucas per fare sei film e parecchi miliardi di dollari con il merchandising?
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