In Lost il tema spirituale è preso più alla lontana. Alla base della serie c'è, fin dall'inizio, il tema dello scontro tra scienza e fede; tra il razionale Jack e lo spirituale Locke. L'approccio al tema religioso però è vissuto più all'americana, non come un aspetto sociale ma come un fatto personale. Molto più di Galactica, la serie creata da Abrams e Lindelof si concentra sui personaggi, privilegiando la loro evoluzione personale rispetto alla storia. Nel finale tuttavia la parte spirituale prende decisamente il sopravvento; dopo il fallimento della sua vita nel mondo reale Jack torna all'isola e ne abbraccia la fede, prendendo il posto dell'amico-avversario Locke. Da quel momento il tema iniziale dello scontro va perduto, insieme forse a gran parte del senso della serie.
Qualche giorno dopo il finale di Lost è andato in onda anche l'episodio finale della terza e ultima stagione di Ashes To Ashes, che era a sua volta il seguito di Life On Mars: stessi personaggi, con l'esclusione di Sam Tyler, sostituito da una poliziotta, il detective Alex Drake, colpita alla testa da un colpo di pistola e regredita negli anni Ottanta.
Nella terza stagione gli autori decidono di fare finalmente i conti e spiegare l'enigma della serie. Perché Tyler e Drake sono tornati indietro nel tempo? "Sono pazzo, sono in come oppure ho viaggiato nel tempo", si chiedeva Tyler in Life On Mars. La versione americana usava una soluzione quasi peggiore del Deus Ex Machina: "era tutto un sogno", un sogno nel sonno freddo dell'ibernazione di un gruppo di astronauti in viaggio verso Marte.
La versione inglese si era astenuta dal dare spiegazioni, ma alla fine dopo tre stagioni di Ashes To Ashes probabilmente la pressione in tal senso era diventata insostenibile. Ed ecco allora che salta fuori anche qui, proprio nella scena finale, dopo otto episodi che sostanzialmente tirano in lungo limitandosi a dare qualche indizio poco chiaro, il Deus Ex Machina: non solo Alex Drake, ma anche Gene Hunt, Chris, Ray, Shaz e gli altri sono in effetti morti, e la Londra degli anni Ottanta - come la Manchester degli anni settanta della serie precedente - non sono altro che un purgatorio nel quale i nostri eroi attendono di poter "passare oltre".
Dobbiamo ammetterlo: a noi come persone razionaliste (e penso che come noi lo saranno molti appassionati di fantascienza) questa deriva verso il misticismo dà abbastanza fastidio. Avremmo certo preferito se Lost si fosse concluso scoprendo che l'origine dell'energia dell'isola era un'astronave aliena, se fosse venuto fuori che Kara Thrace era stata salvata all'ultimo momento da un'astronave della colonia perduta Terra, e anche se semplicemente Alex Drake si fosse svegliata e avesse scoperto di aver sognato tutto.
Va ammesso però che di fronte al pubblico generalista al quale cercano di rivolgersi queste serie, persino Battlestar Galactica, una soluzione fanta-scientifica finisce forse per apparire priva di un valore morale e probabilmente anche un po' geek.
Difficile su queste basi lanciarsi in una teoria sul rinnovato bisogno di spiritualità nel pubblico ai due lati dell'oceano, argomento interessante ma troppo complesso per queste pagine; non pensiamo d'altronde che si tratti semplicemente di un fenomeno di moda. Di moda viceversa sono negli ultimi anni serie con trame sempre più complesse, che portano avanti la tensione da un episodio al successivo aggiungendo domande su domande, mistero su mistero. Alla fine per risolvere questo tipo di situazioni l'unica soluzione finisce per essere il cambio di livello: la soluzione religiosa, magica, mistica, spirituale, che possibilmente aggiunga anche un qualche tipo di messaggio consolatorio. Ed ecco fatto: il Deus Ex Machina ancora una volta ha salvato la giornata.
Delos numero 125: siamo a un ottavo dal traguardo dei mille numeri. Sì, ci occupiamo anche di Lost, con un articolo di Vittorio Curtoni che esprime la propria opinione sul finale della serie con la sua consueta leggerezza, delicatezza e grazia: l'articolo si intitola Lost in the ciapp!
Lo speciale del numero si dedica però a tutt'altro: la saga multimediale dei Predator, che negli ultimi due film si è intersecata con l'altrettanto nota saga di Alien e che ora - forse come la saga di Alien stessa - sta per essere rilanciata, o rebootata, se preferite questo termine in effetti piuttosto... ributtante.
Marco Spagnoli si occupa di The Road, uno dei migliori film sf della stagione. Il nostro curatore Carmine Treanni intervista una colonna della sf italica, Donato Altomare, mentre Maurizio Del Santo si occupa di un altro fenomeno multimediale, questa volta russo: Metro 2033.
Le rubriche, come al solito, sono destinate a far discutere: Maurizio Del Santo si occupa del controverso creatore della vita John Craig Venter mentre Luisa Iori analizza in chiave femminista i due personaggi femminili della saga di Star Wars: Leia Organa e Padme Amidala.
Il racconto è di Simone Conti.
Arrivederci al mese prossimo.
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