Anche l’ambiente lavora contro Artyom. In ogni anfratto buio può nascondersi una creatura mutante, un mostro frutto della degenerazione radioattiva, oppure un mercenario nemico. Ogni cosa che il giocatore sfiora provoca un rumore, dalle ringhiere metalliche ai cocci di vetro che si calpestano, e ogni rumore può attirare l’attenzione dei nemici. La stessa torcia elettrica tende a scaricarsi e in quel caso bisogna ricaricarla a mano con una dinamo; anche in mezzo a un combattimento. Insomma, l’intera ambientazione non si limita a fare da scenario ma diventa parte essenziale del gioco. Anzi, l’ambiente è un vero e proprio personaggio “giocante”, nel senso che svolge una funzione non surrogabile in altri modi. Oltre ovviamente che nella metropolitana, il gioco prevede anche alcuni passaggi all’aperto, in una Mosca ridotta a un cumulo di macerie ghiacciate. In tutti i casi il livello grafico passa dall’ottimo, nella versione del gioco per la console Xbox 360, al superlativo nella versione per PC in cui è attivabile anche la modalità 3D, a patto di possedere computer e monitor di ultimissima generazione. Nel gioco è prevista una serie di obiettivi primari, il cui raggiungimento è necessario per andare avanti, e altri secondari che permettono di guadagnare nuovi oggetti o munizioni da usare come moneta di scambio. Perché nel mondo sotterraneo post-atomico le pallottole hanno preso il posto del denaro, essendo diventate la cosa che permette di sopravvivere. I nemici sono duri da abbattere, e quando colpiscono fanno male. Ovviamente il gioco non è privo di difetti, anche vistosi: una certa imprecisione nelle sezioni di scontro, le fattezze e le animazioni dei personaggi non proprio originali, e complessivamente una certa aria di scarsa cura nei dettagli grafici, come se gli sviluppatori e il distributore (THQ) avessero affrettato la fase di test per sfruttare al massimo la contemporaneità dell’uscita con il romanzo.
L’oscuro futuro della metropolitana russa
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