Il franchising ha perso smalto, nonostante i buoni spunti offerti dal soggetto: gli Alien sono sfruttati come “prova di iniziazione” dei Predator, che hanno imprigionato sulla Terra una regina aliena in stasi criogenica, destinata a risvegliarsi e deporre le uova.Agli umani, deboli e indifesi contro i temibili alieni, i Predator hanno riservato il compito di ospitare gli embrioni degli xenomorfi e permettere dunque che la “caccia rituale” cominci. Non a caso lo slogan del film recitava: “chiunque vincerà... noi perderemo”. Il cast è decisamente debole (Sanaa Lathan, Ewen Bremmer e l’italiano Raoul Bova), ma spicca Lance Henriksen; sul personaggio di quest’ultimo (Charles Bishop Weyland) gli sceneggiatori giocano il legame più evidente con la serie Alien (sarà lui, infatti, a dare le fattezze all’androide Bishop, oltre a fondare la compagnia “Weyland/Yulani”, ben nota ai fans di Aliens – Scontro finale, 1986 e di Alien³, 1992).Non mancano gli sforzi di mantenere coerente l’universo dei Predator, non solo nel “grande gioco della caccia”, ma anche in piccole e ricercate chicche (come quando viene risparmiato un malato terminale, così come in Predator 2 veniva risparmiata una donna gravida).Ma è con il seguito (Alien vs. Predator 2, in Italia, Alien vs. Predator: Requiem, in America), che la saga non è più la stessa. La critica stronca già il primo crossover e mal sopporta il secondo, sebbene al botteghino incassi 128 milioni di dollari, costandone “solo” 40 milioni, ma incassando molto meno del predecessore.
Nel cast brilla solo la bella Michelle Desler della serie tv 24 (Reiko Ayleswoth) e John Ortiz (reduce del Miami Vice di Michael Mann e di American Gangster di Ridley Scott). Il concept del sequel ruota intorno alla nascita di un ibrido tra Predator e Alien (mostruosamente definito “Predalien”). Ma non basta: l’astronave che stava per lasciare la Terra dopo gli eventi narrati nel film precedente, si schianta in Colorado. Una doppia minaccia, dunque, travolge una piccola comunità locale, mentre un Predator intercetta il segnale d’allarme della navicella precipitata e fa rotta verso la terra per epurare embrioni, xenomorfi e ibridi.
Nel gran finale, stavolta, si ricorre persino ad un’atomica, tanto per mettere in chiaro che la Terra è ancora nostra, a costo di farla saltare in aria.
I delusi dai crossover, gli amanti del Predator originale, possono confidare nel nuovo Predators tanto atteso e, intanto, rifarsi gli occhi con fumetti, action figure e gadget di un franchising che sembra inesauribile. L’ultima perla è l’uscita (febbraio di quest’anno) del videogioco Alien vs. Predator. Sparatutto graficamente convincente, dispone di tre campagne possibili, una per “razza”. Massima libertà di movimento (persino sulle pareti, per chi sceglie di interpretare un Alien) e, ovviamente, equipaggiamento in puro stile Predator per gli aficionados dal palato fino.
Se siete stanchi di attendere l’uscita del prossimo film, impugnate il pad e provate a sopravvivere alla minaccia aliena.
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