Parte seconda (dampferkrieg)
Il segreto per creare le divisioni interne sta nell’arte di suscitare i seguenti cinque contrasti: dissensi tra i cittadini nelle città e nei villaggi; dissensi con gli altri paesi; dissensi all’interno; dissensi che hanno per conseguenza la condanna a morte; e dissensi le cui conseguenze sono i premi e le ricompense. Queste cinque specie di dissensi non sono che rami di uno stesso tronco. (Sun Tzu, L’arte della guerra)
Come puntualmente accadeva da cinque mesi a quella parte, Robert Howard fu svegliato di soprassalto dalle possenti note del Tannhäuser di Richard Wagner – una magia di flauti, oboi, clarinetti e grancasse – liberate nel cielo di Nouvelle Amsterdam dagli enormi altoparlanti installati sulla cima del Hochhaus Krupp (un tempo conosciuto col nome di Empire State Building) ora sede del Comando Supremo Teutonico.
Bestemmiando vigorosamente, Howard si alzò dal letto, fece una doccia, indossò il miglior vestito e scese in strada diretto alla fermata della carrozza pneumatica con la quale avrebbe raggiunto la Fifth Avenue, ora Spandauer Strasse, dove al n° 510 sorgeva la sede centrale della Nouvelle Amsterdam Gazette.
Non appena Howard entrò negli uffici del giornale, la segretaria personale di Mister Munro, Agatha, gli si fece incontro e, ansimando, gli ordinò di recarsi immediatamente nell’ufficio del Capo.
Howard trovò il Direttore assorto nella lettura di un cablogramma appena trasmesso da una stazione telegrafica clandestina sull’isola di Nantucket.
– I Nativi si chiamano fuori! – ruggì Mister Munro, incapace di distogliere l’attenzione dal documento. – Dopo averli salvati dall’oppressione sudista quei selvaggi ci voltano le spalle! Alce Nero afferma che l’invasione Teutonica è un problema degli Amerindi!
Robert Howard stava per chiedere a Mister Munro il motivo di quella chiamata così urgente quando il Direttore, come ridestatosi di colpo da uno strano torpore, appallottolò il documento e ordinò al suo giornalista di sedersi. A quel punto porse a Howard una busta. – Il mio giornale non si fermerà davanti a niente e a nessuno! – esplose Munro. – Il popolo Amerindio e il mondo intero devono sapere quello che sta accadendo!
Robert Howard aprì la busta trovandovi al suo interno un biglietto ferroviario. Letta la destinazione avvertì un brivido lungo la schiena.
– Andrai all’Ovest – lo informò il suo Direttore. – Come nostro corrispondente dal fronte. Ci sono domande?
– Da solo?– azzardò Howard.
– Le risorse finanziarie del giornale sono quelle che sono – confessò il Munro. – E poi da solo ti muoverai meglio e chissà, magari riuscirai ad inviarmi del buon materiale...
Corrispondenza dal fronte occidentale di Robert Ervin Howard.
Non è per niente facile descrivere la fine; tuttavia è mio compito di cronista raccontare non solo la sordida invasione che il nostro glorioso Paese sta subendo ma anche le terribili conseguenze che questa ha recato alle nostre vite. Nelle ultime settimane ho attraversato le sconfinate pianure dell’Ovest a bordo di una vecchia diligenza a vapore. Al termine di un viaggio avventuroso ho raggiunto Fort Poe, o almeno ciò che ne rimane, da dove vi sto scrivendo. Nonostante l’eroica difesa messa in atto dagli uomini del IV Corpo d’Armata Shermann, al comando del valoroso Theodore Roosvelt, le Dämpferdivisionen Teutoniche hanno attraversato il fiume Appomatox distruggendo fattorie, villaggi e occupando infine la città. Ai piedi delle dolci colline che sovrastano la regione, i Teutonici hanno installato un campo di aviazione da cui giornalmente decollano Zeppelin stracarichi di uomini, donne e bambini destinati ai Gulag Teutonici d’oltremare.
In questi giorni dolorosi i miei occhi hanno visto centinaia di soldati Amerindi fatti a pezzi dagli Automata o disintegrati dai raggi Rotgen. Muovendomi sulla linea del fronte, costeggiando il corso del Totopotomoy, ho toccato con mano la disperazione che serpeggia nelle file degli eserciti del Nord e del Sud. I soldati inviati da Wilson e Google, perlopiù giovani ragazzi privi di una qualsiasi esperienza in fatto di battaglie, faticano ad affrontare in campo aperto i ben più preparati soldati Teutonici.
Ad aggravare ulteriormente la situazione è giunta notizia che la Nazione Nativa, contravvenendo ai patti di neutralità stipulati ai tempi della “Repressione Sudista”, ha deciso di entrare in guerra al fianco del nemico. Il tradimento di Hehaka Sapa (Alce Nero) non ha fatto che gettare petrolio su una situazione già altamente infiammabile. Alce Nero – guida spirituale della Nazione Nativa – ha dato ordine ai suoi fratelli di collaborare attivamente con l’alleato Teutonico. E così le tribù degli altipiani (Nez Perce’ e Wallawalla) quelle dei bacini orientali (Yurok e Ute) e delle grandi pianure (Comanche e Cheyenne) hanno messo a disposizione degli ufficiali del Kaiser le armi e le tecnologie meccaniche in loro possesso.
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