- La preparazione della popolazione a un tale “shock culturale”;
- Il training degli specialisti (scienziati);
- Lo studio nei minimi particolari della forma di comunicazione più adatta;
- La preparazione, nel caso di contatto del III tipo, dei quesiti da porre agli alieni (nell’ipotesi che abbiano un tempo limitato per problemi di finestre di lancio, adattamento, ecc.).
Quello che è sicuro è che se ci capitasse un’opportunità del genere non dovremmo farci sfuggire tutte le connotazioni positive e irrepetibili di un incontro forse unico nell’universo. Possiamo farcela!
Vi lascio con una frase e una riflessione tratta da Solaris il fantastico romanzo (e film… doppio) di Stanislaw Lem (della serie: l’incomunicabilità tra razze diverse): “Non abbiamo bisogno di altri mondi, abbiamo bisogno di specchi”, dice Snaut, uno dei protagonisti del libro. L'uomo su Solaris cerca somiglianze con ciò che conosce, con schemi noti; si infuria, vorrebbe distruggere Solaris solo perché non riesce a comprenderlo: su Solaris l'uomo è ridotto a un brandello di coscienza che si confronta con i suoi limiti e le sue più grandi paure, capace ancora di interrogarsi sulle cose, ma incapace di accettare che quel mistero è, per lui, insondabile.
Cercare di far rientrare negli schemi noti cose ignote (aliene) potrebbe essere il seme di una profonda incomprensione. Occorrerà essere aperti, aspettarsi di tutto e avere comprensione per comportamenti e filosofie incomprensibili. Facile a dirlo…E voi sareste pronti a un eventuale “primo contatto” con gli extraterrestri? Come vi preparereste? Cosa gli chiedereste?
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