Qual deve essere, a suo avviso, il ruolo della critica – specializzata e non – per promuovere la fantascienza?
Secondo me, la critica è bene che sia critica e basta, nel senso che io non vedo una critica specializzata. Il critico deve sapersi occupare di tutto, sulla base alle conoscenze che ha. Un critico deve essere un lettore, prima di tutto. Non vedo delle differenze fondamentali tra critica specializzata e non, perché la fantascienza non può essere trattata neanche come un genere separato dal resto dei percorsi letterari o cinematografici. Occorre uno sguardo di un critico che conosca bene gli autori, soprattutto quelli che sono poco conosciuti, ma li deve poi portare anche all’interno di un discorso letterario più ampio.
Parafrasando un titolo di un suo libro, I sogni della scienza, le chiedo: oggi la fantascienza è ancora in grado di sognare il futuro, in un mondo che è sempre più fantascientifico?
Se sognare significa immaginare attraverso la fantasia e magari proiettare paure e angosce si, se si tratta di immaginare nel senso di prevedere, allora no. Credo che non sia possibile più per nessuno prevedere. Io lo dico sempre ai miei studenti: pensiamo alla distruzione delle Twin Towers di New York nel 2001, ma chi poteva immaginare una cosa del genere. Ci sono dei fenomeni storici che in realtà modificano la nostra percezione del presente e del futuro e la futurologia la lascerei ad altri.
La fantascienza, dal punto di vista del mercato editoriale, non ha più i numeri in termini di vendite di qualche anno fa, e accade però che scrittori come Ballard, Vonnegut e Silverberg, conosciuti agli appassionati perché pubblicati in Italia da collane di fantascienza, siano oggi il fiore all’occhiello di editori non specializzati e spesso non vengono indicati come romanzi di science fiction. Perché a suo avviso, oggi, la fantascienza è poco presente in libreria e spesso “sommersa” da generi come il noir ed il fantasy?
Da una parte il postmoderno ha messo in crisi i generi letterari: la fantascienza non è che sia morta, ma ha preso altri percorsi. Dall’altra parte, all’interno della cultura di massa, il fantastico in generale sembra avere – sia nei confronti di del pubblico angloamericano sia di quello italiano – la capacità di attirare maggiormente della fantascienza, come ad esempio il fenomeno Harry Potter e quello di Twilight con i Vampiri.
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