Vincenzo Natali è uno a cui non mancano buone idee. Ora per esempio sta lavorando a un film in cui gli abitanti di un grattacielo si trasformano in guerrieri tribali, divisi per piani, e si danno la caccia in una sorta di ritorno all'istinto primordiale della giungla nel bel mezzo di tonnellate di cemento (High Rise, previsto per il 2011). Altra buona idea nel 1997, quando ha scritto e diretto un film dal sapore kafkiano come Cube. Per cui gli si può dare un po' di credito quando richiama Mary Shelley per descrivere la sua ultima fatica Splice.
“Essendo un film sul Frankestein del ventunesimo secolo – si è lanciato il regista canadese durante la WonderCon di San Francisco – sentivo che l'intreccio doveva essere rinnovato. Frankenstein è una storia sul rapporto fra padre e figlio, Splice riguarda invece una madre e sua figlia. Elsa è la vera protagonista. Trasformerà la vicenda in una sorta di triangolo amoroso, uno strano triangolo amoroso. Per cui se il tutto inizia su un terreno familiare, poi ci si muove verso un finale spiazzante.”
Elsa è una scienziata, interpretata da Sarah Polley (Dawn of the Dead), che, insieme al compagno Clive (Adrien Brody) uniscono (traduzione dall'inglese to splice, appunto) il DNA umano a quello animale, creando un essere che non esiste in natura. Il nuovo trailer, riportato sotto, mostra quanto gli effetti saranno disastrosi.
Un po' di sano marketing non guasta mai, per cui il richiamo al romanzo Frankestein (1818) da molti considerato - a torto o a ragione - l'atto fondativo della fantascienza moderna, serve senz'altro a piazzare qualche buon strillo di giornale, ma bisognerà poi vedere se il film si risolverà tutto sommato in un thriller intelligente e suggestivo (come potrebbe essere Cube) o conterrà in sé, anche solo in minima parte, la forza di rottura e lo spessore tragico condensate nella creatura nata dal genio del dottor Victor Frankenstein, anche se il resto dell'umanità non usa il termine creatura, ma mostro. E proprio nel suo essere diverso e quindi solo, nel suo destino di sconfitta già scritto, nella sfida alle leggi umane e divine che pone la sua stessa esistenza, in tutte questi aspetti sta la forza prorompente di Frankenstein.
Di certo Natali dimostra una forte sensibilità per il ruolo centrale del mostro: “Se in un qualsiasi momento del film lo spettatore non dovessere considerare credibile Dren, così si chiama la creatura, il film è da considerarsi un fallimento. A differenza di Alien, dove il mostro rimane nell'ombra, e forse nell'enigma risiede tutto il suo fascino, qui Dren è semplicemente un altro personaggio, al pari di Clive ed Elsa. Spero che il pubblico possa apprezzare la sua complessità e le sue sfumature”. Ed è questa la ragione per cui Natali, “pur disponendo dei fondi”, ha scelto di non realizzare il personaggio interamente con tecnologie digitali: “Il film punta molto sulle relazioni interpersonali, per cui mi servivano attori veri. Sarah e Adrien sono così autentici perché interagivano con un'altra attrice reale, ovvero Delphine Chaneac. Avatar è geniale, ma non penso che avrei potuto ottenere le sottigliezze di una simile performance con un personaggio unicamente digitale”.
Insomma, molte promesse, grande attesa. Speriamo poche delusioni, quando il film uscirà nelle sale il 4 giugno.
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