Parliamo del tuo romanzo che s'intitolerà Il segreto di Kregg: un primo elemento molto intrigante, a mio giudizio, è che tu ipotizzi un universo colonizzato solo dall'uomo, ma anche che l'uomo stesso - nel corso dei secoli, per adattarsi ai vari pianeti - sia diventato un po' un alieno, abbia subito delle mutazioni. Ci speghi un po' questo scenario e come è nata quest'affascinante ipotesi?

L'ipotesi di base che l'umanità abbia colonizzato la galassia differenziandosi in molteplici specie che spesso non riconoscono nemmeno la loro comune origine è, ovviamente, una metafora della condizione umana. Noi siamo proprio così. Siamo un popolo unico, ma ci guardiamo bene dall'ammetterlo. Abbiamo la stessa natura, gli stessi desideri, le stesse paure, gli stessi pregi e gli stessi difetti, ma ci comportiamo come se fossimo alieni gli uni agli altri. Siamo uguali in tutto ciò che conta, ma ci giudichiamo ferocemente a partire dal colore della pelle, dal paese di origine, dalle abitudini, dal livello economico: cioè da quanto di più stupido, risibile, relativo e superficiale possa esserci in un essere umano. Con Kregg ho tentato di far vedere cosa può accadere quando gli uomini non riconoscono se stessi nell'altro. Ma questo, ovviamente, è solo l'assunto iniziale.  

Dietro ogni romanzo c'è sempre una storia. Come è nata l'idea de Il segreto di Kregg?

Kregg, in realtà, è nato da una sfida tecnica. Io sono sempre stato affascinato dallo sviluppo narrativo "a spirale" e ho voluto provare a scrivere un romanzo che avesse, appunto, questo tipo di struttura. Chi avrà la bontà di leggerlo, si renderà conto che "Il segreto di Kregg" è un romanzo decisamente atipico, dal punto di vista dell'intreccio. E, in realtà, quando ho dovuto decidere se partecipare al concorso o meno, il mio più grande dubbio era proprio questo. Avevo il timore che la "spirale" (perfetta, se la si applica a un racconto) non fosse adatta a un romanzo. A quanto pare la sfida ha dato esiti positivi e ne sono molto contento. In quanto al resto, in Kregg ci sono tre "padri ispiratori": uno molto evidente, gli altri due più nascosti. Posso sfidarti a capire di chi si tratta?  

Chi è Kregg, il personaggio principale del tuo romanzo?

Chi è Kregg? È Ulisse. È Prometeo. È il capitano Akab. È tutti coloro che sono alla ricerca ossessiva di qualcosa che non trovano e che, alla fine, devono fare i conti con una verità elementare: quello che dà valore alla vita è vicino a noi e dentro di noi, non al di là del mare. Una verità così banale che spesso non ci basta l'intera esistenza per scoprirla. A Kregg va un po' meglio. Lui la scopre quando ancora ha una vita da spendere.

La storia è un po' a metà tra fantasy e fantascienza: qual è il tuo giudizio sulla contaminazione dei generi o sul loro superamento? È una strada che come scrittore ti affascina?

Fantascienza e Fantasy? Ecco un punto che mi lascia perplesso. Già una volta mi avete detto che eravate indecisi sulla collocazione da dare al mio romanzo, perché  oscilla tra questi due generi. Non so. A me non sembra. Sarei curioso di sapere perché lo considerate un romanzo semi-fantasy. Io credo che il solo accenno fantasy possa essere l'ambientazione un po' "barbarica". Ma si tratta di un ambientazione post-bellica. Quasi un dopo-bomba, come si diceva negli anni sessanta. Non sono sicuro che basti questo a fare di Kregg un fantasy. Mi sembra, anzi, che le premesse e lo sviluppo della trama siano molto razionali e quindi del tutto fantascientifiche. Non so. Mi direte voi.  

Quali sono gli autori o i romanzi, di fantascienza e non, che ti hanno formato come scrittore?

I miei autori? Nell'ambito fantascientifico, sicuramente Philip Dick, da cui ho tratto l'amore per alcuni temi di sapore decisamente filosofico, e Simak di cui ho sempre apprezzato l'umanità e la delicatezza. Ovviamente ce ne sono altri, ma questi due sono stati i più incisivi, per la mia formazione. In quanto all'ambito extra fantascientifico non posso avere dubbi: Konrad, Stevenson e Melville. Sì, lo so: sono gusti da giovane vecchio. Ma io sono un giovane vecchio. Che ci posso fare?