Nel corso del film Alice si ritrova sballottata di qua e di là in situazioni in cui non ha alcun controllo e in cui ognuno vuole che lei faccia quello che dicono loro e non quello che lei in realtà vuole fare. La famiglia vuole che accetti la mano del giovane Lord perché è un'occasione irripetibile per diventare ricca e salire nella scala sociale, oltre che per non diventare come la zia uscita fuori di testa e considerata una vecchia zitella pazza. Le possibilità di scelta e i ruoli sociali che le vengono offerti a questo punto sono molto limitati: matrimonio con un uomo ricco ma insulso e soprattutto non amato, oppure la vita vergognosa da zitella che porta alla follia e alla derisione. Posso capire perché Alice decida di fuggire. Ma neanche nel Sottomondo le cose sono molto diverse per lei perché anche lì il suo ruolo è predeterminato: lei impugnerà la spada e libererà tutti dal dominio dispotico della Regina Rossa, ma nessuno si sogna di chiederle cosa vuole fare in realtà. Alice infatti è riluttante ad abbracciare il suo destino di eroina e di liberatrice. Come nelle migliori storie descritte da Joseph Campbell il percorso dell'eroe prevede un momento in cui deve scegliere se accettare il suo destino o rimanere una persona normale. L'eroe, malgrado sia stato prescelto dal destino, deve accettarlo autonomamente, la sua scelta deve provenire da dentro, per le sue intrinseche qualità morali. Alice non sa se è veramente la prescelta oppure no, e decide di non accettare passivamente alcuna imposizione dall'esterno. L'eroe deve agire secondo coscienza e non in base a ciò che ci si aspetta da lui/lei. È a questo punto della storia, quando decide di andare a salvare il Cappellaio Matto, che Alice prende il destino nelle sue mani e inizia un percorso di formazione, di crescita che la conduce alla fine del film a indossare l'armatura e a sconfiggere il mostro (sconfiggere il mostro è un'esperienza liminale, come un rito di iniziazione che la porta verso la maturità dell'età adulta). La scena in cui sale le scale è simbolica della sua elevazione a uno stato di maturità che non aveva all'inizio del film, solo lei può salire quelle scale, e dovrà andare da sola come tutti i grandi eroi. Gli altri non possono seguirla perché non raggiungeranno il suo livello di maturità (ed è per questo che alla fine decide di lasciarli e tornare al proprio mondo), ma comunque combatteranno al suo fianco perché lei si è dimostrata sempre retta e nobile in ogni occasione e non si può fare a meno di seguire un eroe così. Per questo si forma intorno a lei un gruppo di eroi, di amici che formano una comunità di coraggiosi votati al sacrificio personale per gli altri e per la causa. L'eroina anche se alla fine deve affrontare il proprio demone da sola è un personaggio che riesce a creare intorno a se una comunità, è una persona che unisce, guida e dà uno scopo; mentre la Regina Rossa si circonda di adulatori opportunisti, pronti a lasciarla da sola alla prima difficoltà; nella sua corte regnano l'invidia, la gelosia, la paura anche perché non è in grado di creare amore tra i suoi sudditi, preferisce essere temuta piuttosto che amata.Questa è una caratteristica abbastanza nuova e recente delle eroine donne: creano intorno a se una comunità di amici coraggiosi e forti che sono in grado di aiutare il percorso dell'eroina. Basti pensare a personaggi come Buffy e in misura minore Xena; mentre l'eroe uomo è spesso da solo, per esempio Rambo, Conan, il John McClane di Bruce Willis nella serie di Die Hard, sono tutti per definizione degli eroi solitari, a volte dei reietti che agiscono da soli e contro tutti. La via femminile all'eroismo invece prevede un gioco di squadra. Una spiegazione potrebbe essere perché le donne nella vita quotidiana sono spesso al centro di una rete di relazioni in famiglia, tra parenti, tra amici, tra colleghi; esse rappresentano un collante sociale, ed è naturale che questa facilità di relazione si trasferisca anche nelle azioni eroiche.Alla fine del film vediamo che Alice decide di tornare nel suo mondo e di rifiutare l'offerta d'amore del Cappellaio Matto, forse perché non si trovano più sullo stesso piano, Alice è andata oltre nel suo viaggio di formazione, mentre lui è rimasto indietro. Infatti, le scelte che Alice compie una volta tornata sono indicative della grande trasformazione che è avvenuta in lei: rifiuta fermamente un matrimonio imposto e inizia a trattare da pari a pari l'ex socio del padre (che è ben contento di poter lavorare con la figlia del suo vecchio amico, una degna erede dello spirito avventuroso che ha fatto prosperare la loro società in passato). Alla fine del film non abbiamo più una giovane donna sballottata dagli eventi, ma una imprenditrice con un piano di espansione commerciale verso la Cina, un tema molto attuale. Chi non sa stare senza un lieto fine (ma questo non è già abbastanza buono?) può consolarsi pensando che data la sua giovane età, Alice avrà tutto il tempo di trovarsi un altro Cappellaio Matto che la ami e la rispetti.
Alice in Wonderland, o la via femminile all'eroismo
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Rubrica Lo Spazio delle Donne
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