C’è il mondo da salvare, ma mettiamo in ordine le priorità: prima il nuovo corpo del Dottore deve scoprire il suo cibo preferito. E non è la mela.
Dopo venti mesi, intervallati da qualche sporadico speciale, torna una stagione regolare del Doctor Who. Nel corso di tutto questo tempo è avvenuta una vera e propria rivoluzione, equiparabile soltanto a quella compiuta nel 2005 di Russell T. Davies. Un nuovo dottore, una nuova companion, un nuovo timoniere del progetto, nuovi produttori, nuova sigla, nuovo Tardis e addirittura un nuovo cacciavite sonico. Con la fuoriuscita di Davies dal progetto, serpeggiava tra i fan un certo timore per tutti i cambiamenti che stavano avvenendo, ma almeno a giudicare da questa prima puntata l’idea della BBC di affidare le sorti del Doctor Who a Steven Moffat è stata una scommessa vincente.
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Gradevole anche la sensazione che Moffat cerchi di recuperare i tratti tipici del dottore che forse si erano un po’ persi nel tempo, ispirandosi più o meno direttamente per la caratterizzazione del personaggio anche a mostri sacri del passato come Tom Baker.
Il programma ha incollato ben otto milioni di sudditi di Sua Maestà davanti al teleschermo, e questo è un ottimo risultato, considerando che è identico a quello che aveva ottenuto il debutto di David Tennant come nuovo Doctor nel 2006.
Se queste sono le premesse, con Moffat e il suo nuovo team i fan del Doctor Who possono stare in una botte di ferro perché i presupposti per svolgere un ottimo lavoro ci sono tutti.
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