Nei giorni scorsi, lo abbiamo visto su tutti i telegiornali, il Ministero della Salute ha diramato una circolare che, senza proibire nulla ma in sostanza minacciando futuri provvedimenti restrittivi, "consiglia" una serie di norme a tutela del pubblico e in particolare dei bambini per quanto riguarda i cinema 3D e in particolare l'uso degli occhialini. È sconsigliato l'uso degli occhiali 3D ai bambini al di sotto di sei anni e viene espresso il parere che gli occhialini debbano essere monouso.
L'effettiva applicazione della circolare non ha tardato, con Carabinieri e NAS che in diverse zone d'Italia hanno provveduto al sequesto di migliaia di occhiali 3D, portando alla chiusura delle sale toccate dai provvedimenti.
Il caso è nato dopo che una bambina in Lombardia era stata portata al pronto soccorso in seguito a un'infiammazione acuta all'occhio sinistro dopo aver visto Alice in Wonderland.
Naturalmente molta stampa ha colto l'occasione per sparare a zero contro un fenomeno così di moda come il cinema 3D. Molti sono rimasti colpiti in particolare dal servizio del TG1, il primo a segnalare la cosa, nel quale durante l'intervista alla madre della bambina compare guarda caso nell'inquadratura un cieco con bastone bianco. Lo svolgimento dei fatti è curioso: alcune ore dopo essere tornata a casa la bambina comincia ad avere male all'occhio; portata al pronto soccorso, il medico affermava che "potrebbero" essere stati gli occhialini. Su questa labile base parte una campagna stampa, e si comincia a leggere che gli occhiali 3D sono dannosi per la vista, che alcuni occhiali non hanno il marchio CE (peraltro non richiesto, non essendo apparecchiature mediche, elettroniche o giocattoli) e sono di "dubbia provenienza" (questo affermato dallo stesso servizio del TG1), che rovinano la visione, e l'epopea della bambina diventa sempre peggiore fino a cronache che la vedevano strillare di dolore dopo pochi minuti di film.
Ma tutti i dubbi decadono purché gli occhialini siano monouso.
Sarà il caso, forse, di aggiungere qualche dettaglio che non sembra trovare spazio negli articoli e soprattutto nei telegiornali.
Cominciamo col dire una cosa: se si cerca in rete "3D glasses health risks" si trovano soltanto articoli che riguardano la circolare del ministro italiano. In Italia si stimano in circa 14 milioni le persone che hanno visto film in 3D. Nel mondo, solo Avatar è stato visto probabilmente, prendendo i 2,6 miliardi di dollari di incasso e dividendo per un generoso 15 dollari a biglietto, da oltre 170 milioni di persone. Se esistesse anche un minimo rischio per una persona su un milione di essere infettata, dovrebbero esserci centinaia e centinaia di casi in tutto il mondo. Ci sarà una cospirazione globale per non far trapelare queste notizie?
Già considerando i numeri italiani, se il bilancio è di un caso dubbio (peraltro poi curato senza problemi con una pomata) su 14 milioni, ci sentiremmo abbastanza rassicurati. Sono probabilmente più numerosi i casi di problemi causati dall'aspirina.
Occhiali monouso o non monouso. Qui la storia comincia a diventare più interessante.
Come probabilmente sapete, esistono vari tipi di tecnologie 3D. La più semplice è quella RealD, che offre occhialini monouso polarizzati. Il proiettore proietta alternati il frame per l'occhio destro e quello per l'occhio sinistro, che vengono filtrati dalle lenti polarizzate.
La Dolby 3D usa un disco posizionato tra la lampada e il proiettore digitale. La ruota fa vari giri per ogni frame creando uno sfarfallio delle immagini sincronizzate dagli occhiali dotati di un dispositivo digitale Lcd. Questo tipo di occhiali ha costi abbastanza elevati (intorno ai 25 euro) che rende impossibile l'opzione usa e getta. L'ultima tecnologia è probabilmente la migliore, la XpanD 3D, in cui le immagini sono proiettate alternativamente per i due occhi, senza scomposizione cromatica, ma con occhiali a polarizzazione attiva, che alternativamente oscurano prima un occhio e poi l’altro sincronizzandosi col proiettore tramite un segnale a infrarossi. Questi sono gli occhiali col costo più elevato, tra i 100 e i 150 euro per il consumatore finale.
Questa tecnologia è stata adottata, per esempio, per la sala Energia del cinema Arcadia di Melzo, generalmente considerata la migliore sala in Italia.
Ogni tecnologia utilizza quindi un proiettore diverso, con installazioni dal costo elevato (centinaia di migliaia di euro); è quindi più chiaro ora cosa significhi esattamente l'apparentemente innocuo "consiglio" di usare occhiali monouso: significa innanzitutto favorire la tecnologia RealD rispetto alle concorrenti, e imporre agli esercenti di cambiare attrezzature costate cifre elevate. Ma non solo.
Possiamo aggiungere qualche dettaglio interessante su come sia stata redatta questa circolare. Notando per esempio che non c'è stato nessun contatto con i rappresentanti degli esercenti; che non sono state proposte misure alternative (basterebbe, per esempio, proporre una procedura di sterilizzazione efficace: che so, metteteli nel microonde dieci secondi, fateli bollire, lasciateli in una soluzione disinfettante per sei ore, come si fa con i biberon).
Comunque la si pensi, crediamo che queste informazioni siano utili per farsi un parere. Ora ci aspettiamo anche che venga proibita ai negozi di ottica la consuetudine di far provare ai clienti le montature degli occhiali - i rischi sarebbero gli stessi - così come vorremmo delle misure restrittive contro la vendita di pop corn nei cinema (qualcuno potrebbe strozzarsi) e naturalmente la sostituzione completa delle poltroncine tra uno spettacolo e l'altro per evitare l'eventuale trasmissione di pidocchi o di altre patologie da contatto.
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