- Allora non vuoi capire che il mio è un popolo malvagio? Loro sarebbero venuti sul tuo pianeta a migliaia, a milioni… sarebbero discesi come cavallette e vi avrebbero sterminato senza una briciola dei tuoi scrupoli…Geena sbuffò e si sedette sul pavimento, le braccia strette intorno alle ginocchia piegate.

Caretti capì che la voce impalpabile di Ka l’aveva raggiunta di nuovo nel momento in cui lei riprese il suo monologo: - Certo, mi dispiace per il sacrificio di quella gente, anche se conosco bene il modo di pensare dei militari, sono pur sempre degli esseri umani. Ma è servito a salvare la tua gente, milioni di altri esseri umani. Mi dispiace soprattutto per Wilson e T’sien, erano dei bravi ragazzi. A quest’ora avranno già fatto esplodere la Churchill, quando ci hanno rinchiuso qui dentro loro avevano già piazzato le cariche nella stiva. Sono morti da eroi per salvare il tuo popolo.

La dottoressa fissò il contatore luminoso, poi guardò Ka e gli disse: - Basta discutere adesso, sono stanca. Abbiamo ancora venti ore, non le sprechiamo amore mio.

Ka si avvicinò a Geena e la baciò a lungo con dolcezza, poi si sdraiò sulla schiena mentre lei si inginocchiava sopra di lui.

Caretti, colto da un pudore improvviso, fece scorrere avanti le immagini. Le cifre del contatore luminoso pulsavano veloci di pari passo con il movimento, ora lento, ora frenetico dei due amanti.

Quando l’ammiraglio si alzò dalla poltrona per dirigersi nella stiva, dove era stata collocata la capsula, le cifre luminose indicavano meno 15 minuti.

- Non è possibile! -, sbraitò Toubré, inferocito.

- Per quale motivo ha ordinato di rimandare la capsula nello spazio profondo? Potrebbe trattarsi di una scoperta senza precedenti! -, continuò a urlare disperato, le mani tra i capelli, scuotendo la testa.

Caretti prese fiato prima di rispondere: - Me ne assumo la responsabilità, le consiglio di calmarsi ora. Nel suo studio troverà tutto il materiale registrato, le assicuro che non resterà deluso, avrà comunque parecchio materiale da analizzare.

A quelle parole il professore cambiò subito umore e senza dire una parola, si allontanò quasi correndo.

 

Caretti e il tenente Rosmini, attraverso lo schermo dello studio, osservarono la capsula allontanarsi nel buio.

Quando fu scomparsa alla vista, l’ammiraglio si voltò verso la donna: - A che punto siamo con le misurazioni per il salto nell’iperspazio? -, le chiese.

- Siamo quasi pronti, una settimana al massimo e potremo essere operativi -, rispose lei.

L’ammiraglio annuì soddisfatto e tornò a guardare lo spazio oltre la vetrata.

- Ma come giustificherai il fatto che abbiamo lasciato il sistema senza cercare il pianeta? -, chiese Giulia a sua volta.