Acta Non Verba.
Fedele al suo motto, Andrea Sterling è di nuovo in campo.
Ancora una volta, è primo attore delle storie narrate dallo scrittore Simone Sarasso. Sterling incarna il tipico protagonista dal cuore oscuro e dalla mente divorata da pulsioni psicotiche e terminali, ma, a loro modo, mortalmente razionali. Nei romanzi Confine di Stato (Marsilio e Segretissimo/Mondadori) e Settanta (Marsilio). È stato prima arma guidata e poi spina dorsale di alcuni dei maggiori misfatti dell’Italia. Si è mosso nei meandri dei segreti più fetidi, senza svelarsi.
Ma, questa volta, in U.W.S – United We Stand (Marsilio, 2009), Sterling emerge dall’Ombra per “agire” in modo definitivo. Ritorna ovviamente nel ruolo di assassino senza mercede, che sulla sua strada non risparmia nessuno. Proprio nessuno. Ma, soprattutto, ce lo ritroviamo alle redini dell’Italia vittima del primo, cruento, colpo di stato dell’era repubblicana. Insomma, Andrea Sterling è il dittatore.
È di questo immaginario golpe che parla U.W.S., e della volontà di reagire di alcuni, tra cui la neo-eletta primo ministro, riuscita a sfuggire a Sterling e a mettersi a capo della resistenza. Uno scenario italiano che si sviluppa mentre sullo sfondo aleggia la minaccia di un’apocalisse nucleare, il cui rischio è stato innestato dalla guerra (con tanto di scambio di testate atomiche) tra Stati Uniti d’America e Repubblica Popolare Cinese.
U.W.S. è un “romanzo grafico” a modo suo molto cinematografico (per dialoghi, sceneggiatura, inquadrature e montaggio), infarcito di citazioni, dove impegno ed evasione, destreggiandosi bene persino tra alcune forzature, trovano un riuscito connubio non solo narrativo ma anche visivo.
Le radici sci-fi di U.W.S – United We Stand sono palesi, soprattutto nella connotazione fantapolitica. Insomma: argomento da discutere anche su Fantascienza.com. E noi, per meglio presentare U.W.S. ai nostri lettori, abbiamo interpellato direttamente i due autori: Simone Sarasso alla sceneggiatura e Daniele Rudoni ai disegni.
Simone e Daniele, benvenuti su Fantascienza.com. Prima di iniziare a parlare della vostra originale graphic novel, vorrei sapere qual è il vostro rapporto con la SF…
SS: Io non sono un grande consumatore di SF cartacea, ma in campo televisivo/cinematografico è tutta un’altra storia: ho una sincera ossessione per Battlestar Galactica, che considero una delle migliori serie di tutti i tempi.DR: La SF è stata da quando ero bambino un punto di riferimento fisso del mio immaginario. Sono un grande appassionato di Asimov, di cui ho adorato i racconti e il ciclo della Fondazione, amo i cartoni animati giapponesi di SF, molto avanti nel trattare temi quali superobot, cyborg ed esper, sono stato un fan della prima ora di Nathan Never, la testata SF di Sergio Bonelli editore. Per me SF vuol dire ancora stupore, meraviglia e paura del futuro.
Simone: UWS è, si vede, una storia da te fortemente voluta. Ci chiediamo: nasce in modo sostanzialmente autonomo, in seguito connesso alla tua “trilogia sporca dell’Italia” (il trittico narrativo che hai iniziato con Confine di Stato, continuato con Settanta, e che si concluderà con il romanzo in lavorazione), o ne rappresenta piuttosto un’estensione “naturale”?
SS: Ogni storia percorre il proprio cammino. Scrissi la prima scena di UWS il giorno in cui Prodi vinse le elezioni. Immaginai gli elicotteri in piazza Santi Apostoli, le truppe d’assalto, il golpe. Immaginai la presa del potere manu militari da parte di un esercito clandestino: be’, quell’esercito, nella mia mente, esisteva già. E aveva un nome: Ultor. La connection col resto del mio universo è venuta di conseguenza.
Daniele: come disegnatore, quali idee ti eri fatto a priori per interpretare il soggetto di Simone? E quali invece le scelte grafiche, forse persino piacevolmente impreviste in alcuni casi, che poi hai sviluppato?
DR: L’idea base, quella di una gabbia di fumetto tripartita a simulare il grande schermo cinematografico, è venuta da sè una volta letta la sceneggiatura di Simone. Lo stesso vale per il bianco e nero netto (senza tratteggio di alcun tipo) e la scala di grigio per illuminare la scena. Poi come succede a chiunque si trovi a lavorare per più di un anno su un progetto, il tempo e l’esperienza suggeriscono quasi da soli le differenti strade da percorrere. Ogni capitolo ha avuto un particolare spunto di innovazione. Il capitolo quattro è un palese esempio, in quanto una versione quasi al negativo degli altri, dettata dalla diversità della materia narrata (una sorta di secret origins di Ultor). Ma è solo un esempio, in tutti i capitoli mi sono trovato ad affrontare stuzzicanti scelte grafiche!
Simone, parliamo di Andrea Sterling. Un’icona del male che torna nei tuoi libri, per quanto “adattata” alla bisogna.
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