Vorremmo ringraziare tutti quanti ci sono stati vicini nei giorni successivi alla scomparsa di mio padre, i messaggi di condoglianze sono stati tanti e non nascondo che siamo stati sorpresi, tra un misto di dolore e orgoglio, dagli articoli e dai molti affranti commenti avvistati nel mare magnum dell’internet fantascientifica italiana.
Penso che anche mio padre sarebbe stato lievemente imbarazzato nel leggere le belle cose che sono state scritte su di lui; a noi, ai suoi familiari, ai suoi amici hanno certamente fatto scendere delle calde lacrime. Sono sicuro che, finita l’opera di catalogazione di tutte le anime di Paradiso, Purgatorio e Inferno (come qualcuno suggeriva), con i mezzi di comunicazione da lui messi a punto entro il 2050, vi redarguirà tutti per una citazione sbagliata, un accento fuori posto o una nota bibliografica omessa: il suo personalissimo modo di ringraziarvi personalmente e di farvi sapere che è ancora con voi.
Recentemente mio padre e io discutevamo sull’enorme quantità di libri nel suo studio, così tanti che l’accesso ne è quasi precluso e bisogna muoversi cautamente per non distruggere le pile di libri accatastate ovunque, dietro la porta, sotto i tavoli, di fronte alle stesse librerie (per non parlare di quelli nascosti in altri angoli della casa e che abbiamo trovato solo ultimamente). Gli chiesi a che numero fossimo arrivati. Distolse un attimo la sua attenzione dal computer, sfogliò un libro di fianco alla tastiera e mi disse: “quindicimilaseicentotredici”. Annotava sempre, a matita, il numero progressivo della sua collezione sulla prima pagina, in alto a destra, ovviamente dopo aver opportunamente catalogato l’opera.
“Sì, ma di questi quanti ne hai letti davvero?”, chiesi io, scettico.
Osservò per un attimo le centinaia di miglialia di pagine stampate attorno a lui e alzando le sopracciglia mi disse fissandomi negli occhi: “Settemila”.
Settemila libri.
Se assumiamo cinque giorni a libro (alcuni libri venivano divorati in poche ore dalla sua lettura veloce, altri, soprattutto quelli che gli regalavo io, restavano in giro per parecchio tempo) sono all’incirca novantacinque anni.
Mio padre ha vissuto novantacinque anni di fantascienza.
Se ci mettiamo anche gli innumerevoli volumi di storia, filosofia, gialli, fumetti, western e tutte le letture che l’hanno formato in gioventù e se contiamo il tempo dedicato alle altre sue passioni, la famiglia, il lavoro, la politica, probabilmente mio padre aveva all’incirca duecento anni.
Duecento. Insomma, non male per uno che se n’è andato troppo presto.
Senza alcun riferimento esplicito ad Asimov, ricordiamolo così, l’Uomo Bicentenario, circondato da libri e amici, ora in uno dei suoi tanti universi.
Matteo, Stefania… Milla
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