Nel suo eterno vagabondare, Brendon giunge a Hoasys, crocevia di passaggio dove il maniscalco Wray ha appena sterminato l'intera popolazione del villaggio. Colpa di Zarathustra, il vento dell'ovest che soffia dall'inferno portando i fantasmi di chi è morto con violenza, «anime urlanti di rabbia e disperazione, che sussurrano ai vivi parole dall'aldilà e li conducono alla follia». Ferito a morte nello scontro con Wray, Brendon riesce a salvarsi soltanto grazie alle cure dello sciamano Es, che lo mette in guardia dallo strapotere di Zarathustra, che il cavaliere ritrova tre anni dopo a Rivercrux, dopo aver salvato una ragazza dal pericolo mortale del baccello nero, in una scena che spicca nell'intera storia per atmosfera e originalità. Il gran mestiere del finale - un colpo di scena piuttosto azzeccato - a mala pena pareggia i conti con un inizio sconclusionato e privo di mordente. È dai tempi di Romero che la città viene distrutta all'alba ed è probabile che Claudio Chiaverotti, autore dei testi, lo sappia. I disegni del nathanneveriano Luigi Simeoni sono buoni, ma nel complesso la storia non rappresenta un grosso passo avanti rispetto all'ingenuità e alla sconclusionatezza degli ultimi albi. Forse sarebbe il caso di puntare più sulla trama che sull'idea, che per quanto interessante non può reggere da sola novantaquattro pagine, che possono senz'altro essere investite meglio, così come le 3.800 lire del prezzo dell'albo. Brendon, Il soffio dell'aldilà, bimestrale n. 18, aprile/maggio 2001, Sergio Bonelli Editore, in edicola a L. 3.800.