L'uomo da sei milioni di dollari è una serie televisiva trasmessa originariamente negli Stati Uniti tra il 1974 e il 1978 dalla ABC, di cui furono girati tre episodi pilota e cento episodi. La serie è stata ispirata dal romanzo Cyborg di Martin Caidin. Il colonnello Steve Austin, a causa di un incidente durante una missione, perde le gambe, il braccio destro e l'occhio sinistro. Su di lui viene effettuata una ricostruzione bionica che sostituisce gli organi danneggiati con arti bionici. La serie prende il titolo dal costo dell'intervento: sei milioni di dollari.
In quegli anni la bionica era solo fantascienza, oggi, almeno in parte, è diventata realtà. Sono di questi giorni l’annuncio italiano della mano bionica e quello inglese dell’occhio bionico.
La mano biomeccanica è il frutto della collaborazione tra la Scuola Superiore Sant'Anna di Pisa e l'università Campus Biomedico di Roma.
La mano bionica è stata impiantata il 20 novembre 2008 in un uomo italo-brasiliano al quale la mano era stata amputata fino a metà avambraccio in seguito a un incidente stradale. L'intervento, eseguito nel Campus Biomedico di Roma, è stato condotto da un gruppo composto da neurologi, ortopedici, neurochirurghi e bioingegneri.
La mano, che ha cinque dita indipendenti, è direttamente controllata dal sistema nervoso del paziente grazie a quattro elettrodi realizzati dall'azienda tedesca Ibmt e impiantati nei nervi mediano (all'altezza del polso) e ulnare (avambraccio). Grazie agli elettrodi è stata creata un'interfaccia che permette al sistema nervoso del paziente di "dialogare" con la mano artificiale. In questo modo diventa possibile trasmettere, fra mano e paziente, comandi di movimento e sensazioni tattili. Oggi l'uomo riesce a guidare il movimento della sua mano bionica, stringendo il pugno, chiudendo le dita come una pinza e muovendo il mignolo.
Il cinquantunenne inglese Peter Lane era cieco da quando era poco più che ventenne, a causa di una malattia genetica degenerativa. L'uomo ora riesce a distinguere i contorni degli oggetti e a leggere brevi parole grazie a una telecamera, montata su occhiali, che registra per lui tutto ciò che gli si trova davanti.
La videocamera cattura le immagini e le invia a un processore video che Lane porta alla cintura. A sua volta, il processore converte le immagini in segnali elettronici che manda a un trasmettitore anch'esso posto sugli occhiali. Da qui parte un segnale radio che raggiunge un ricevitore impiantato nella retina, il quale attraverso degli elettrodi stimola il nervo ottico e consente al cervello di ricevere le immagini.
Peter Lane è soltanto una delle trentadue persone che, in tutto il mondo, si sono prestate alla scienza per sperimentare questa tecnologia, volta soprattutto alla cura della retinite pigmentosa, malattia genetica che causa gravi danni alla retina e porta, progressivamente, alla cecità. Al Manchester Royal Eye Hospital, Lane e altri due volontari sono stati sottoposti a un intervento chirurgico durato quattro ore, durante il quale è stato impiantato il ricevitore elettronico nella retina.
I medici e i loro pazienti si dichiarano molto soddisfatti. Tutti e tre gli uomini hanno avuto reazioni positive; uno di loro il 5 novembre scorso è riuscito, dopo quarant'anni di buio, a rivedere i fuochi d'artificio. Un altro, come Peter Lane, è in grado di leggere brevi parole. Secondo l’oftalmologo Paulo Stanga, coinvolto nella ricerca, i risultati sono persino migliori di quelli che si attendevano. L'ospedale inglese sta mettendo a punto un proiettore e uno schermo speciali da installare nelle case degli "impiantati" per consentire loro di sbrigare personalmente la propria corrispondenza, per la prima volta dopo tanti anni.
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