Quando qualche buontempone parla della morte della fantascienza, una delle risposte più ovvie è ribattere che la fantascienza è in realtà tutta attorno a noi, che ha contaminato e permeato così tanto gli altri settori che non ce ne accorgiamo o facciamo finta di non accorgercene, che anzi la fantascienza ha conquistato gli altri settori. A volte, però, ha forse conquistato un po' troppo. Questo viene da pensare analizzando la trama del film Monopoly, che dovrebbe essere diretto da Ridley Scott.
Sì, quel Ridley Scott, il regista di Blade Runner, da molti considerato il miglior film di fantascienza di sempre, e quel Monopoli, il gioco da tavolo messo in vendita per la prima volta nel 1934 (anche se pare che l'originale risalga al 1903) e basato su acquisto, vendita e affitto di terreni edificabili disposti lungo un percorso disegnato su un tabellone.
Si tratta del gioco da tavolo (considerando però solo quelli coperti da copyright) più venduto e giocato al mondo (si parla di cinquecento milioni di persone), prodotto in una quantità enorme di lingue e versioni, di cui esistono edizioni personalizzate per le maggiori città del mondo. Si tratta di una possibile miniera d'oro per Hollywood, che sembra ormai lanciata nella moda di portare sullo schermo film legati a giochi e giocattoli. Dopo i film sui Transformers e i G.I.Joe, ecco progetti sui Micronauti, su Battleship (la Battaglia navale), su Risiko e su Monopoli. E possiamo dimenticarci di Jumanji?
Il progetto è di Universal Pictures, la coproduzione è di Hasbro (che ha attualmente i diritti del gioco), la regia di Scott, la futura sceneggiatura di Pamela Pettler (Monster house) e la trama originale di Frank Beddor (attore, stuntman, produttore di Tutti pazzi per Mary e Wicked).
Sul sito collider.com (che ha ripreso un articolo del Los Angeles Times) è apparsa proprio la trama sviluppata da Beddor. C'è da rimanere a bocca aperta. Certo, come si è affrettato a dire lo stesso autore, l'idea iniziale è solo un concetto, una base di partenza, quasi mai coinciderà con il prodotto finale, che se qualche anno fa qualcuno avesse detto "facciamo un film su pirati che affrontano fantasmi nei Caraibi" molti si sarebbero messi a ridere. Eppure l'idea di Beddor pare sia quella che ha attratto il regista.
Prendendo, senza negarlo, spunto da Alice nel paese delle meraviglie ecco cosa dice lo sceneggiatore della trama: “Ho creato un personaggio perdente, ma tenero e buffo, che vive a Manhattan e lavora in una compagnia che si occupa di terreni edificabili. Al lavoro e con le donne non è molto bravo, ma è un asso nel giocare a Monopoli. Dato che il record mondiale di gioco consecutivo è di più di settanta giorni (circa milleseicento ore), lui cerca di convincere gli amici ad aiutarlo a battere il primato. Loro lo prendono per folle, anche se accettano inizialmente di giocare. A un tratto scoppia una lite e, quando gli altri se ne vanno lui ha in mano una carta delle Probabilità e dice: - Accidenti, volevo proprio usare questa carta! - e la lancia via. Si addormenta e quando si risveglia al mattino ha di nuovo in mano la carta. Malgrado la stranezza, scende al bar per un caffé e scopre di avere nel portafogli solo i soldi del Monopoli. La cameriera gli dice che è tutto a posto e gli da il resto sempre in soldi del Monopoli. E quando poi esce scopre di essere davvero in Monopoli City, di essere appena uscito da un Negozio delle Probabilità e che sulla comunità aleggia la minaccia dei malvagi Parker Brothers. Tutto attorno a lui è fatto con l'iconografia classica del gioco."
Ed è proprio qui, nell'idea del personaggio reale catapultato nell'universo del gioco da tavolo che Scott ha trovato interesse, che ha voluto, desiderato, essere parte del film. Anzi di dirigerlo, perché ha ancora in mente il fascino delle epiche partite in famiglia (e meno male che non era appassionato di Sasso, forbici e carta, aggiunge il L.A. Times).
Naturalmente, aggiunge Beddor, Scott renderà in maniera magnifica la componente visuale del film, perché quello è il suo compito, oltre che a valorizzare la componente metaforica del gioco.
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