Ci risiamo. Mancano trenta giorni all'uscita (sessanta in Italia) e Avatar è di nuovo sotto fuoco nemico. Il colossal di James Cameron, già bersagliato dalla Fathom Studios per le presunte somiglianze con il suo Delgo, è ora accusato di aver saccheggiato materiali da un racconto di Poul Anderson. Chi è costui?
Trattasi di autore appartenente alla Golden Age, la cui produzione vanta varie serie e cicli non solo fantascientifici. Oggi è forse meno noto e letto di quanto fosse un tempo, ma va ricordato per almeno due titoli: Brain Wave (1954, tradotto in Italia come Quoziente 1000, in cui si immagina che l'umanità sia stata rallentata nello sviluppo dall'attraversamento di una radiazione cosmica e ora, uscendone, l'evoluzione riparta a ritmo accelerato) e Tau Zero (1970, tradotto da Giancarlo Viviani per Editrice Nord, in cui un'astronave, per effetto di un'avaria, raggiunge gradualmente la velocità della luce e – in ossequio alle teorie della relatività di Einstein – si espande fino a divenire infinita e a superare lo spazio e il tempo, fino alla rinascita in un nuovo cosmo...).
Il corpo del reato è però in questo caso Call me Joe, breve testo del 1957 in cui Anderson immagina che un paraplegico – Ed Anglesey — si connette telepaticamente a una forma di vita artificiale al fine di esplorare un pianeta dalle condizioni ostili, ovvero Giove. Proprio come accade a Jake Skully in Avatar, Anglesey inizia ad assaporare la libertà e la forza insite nel suo nuovo corpo, combatte predatori sulla superficie di Giove e inizia a sentire come più suo il corpo in cui è ospitato.
Forti di qualche innegabile punto di contatto, i fan di Anderson rivendicano una fetta di paternità su Avatar. Cameron da parte sua non ha al momento citato lo scrittore statunitense fra le fonti d'ispirazione, che pure non sono poche (si segnala nella lista Edgar Rice Burroughs, Rudyard Kipling e, curiosamente, Balla coi lupi). Nel caso che le somiglianze si rivelassero più stringenti del previsto, per il regista sarebbe un deja vù. Va ricordato infatti che Terminator venne citato in giudizio da Harlan Ellison (sulla base di due episodi da lui scritti per la serie anni '60 The Outer Limits) e la produzione fu costretta a correggere il tiro aggiungendo Ellison fra i riconoscimenti.
In ogni caso, la protesta dei fan di Anderson sembra molto più pacata di quella imbastita dalla Fathom Studios, la quale paventò da subito la possibilità di una battaglia legale per difendere dalle scopiazzature il suo (fallimentare) lungometraggio d'animazione Delgo. Per ora non si è visto nulla.
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