Ci racconti, per quanto è possibile, in sintesi la trama?
La trama non è una sola. C’è ovviamente un filo conduttore, ma i personaggi – con i relativi punti di vista – sono numerosi e si alternano e incrociano continuamente, anche se solo un paio potrebbero definirsi “protagonisti”. Ho volutamente scritto un romanzo “corale”, ben conscio dei relativi pericoli. E cioè che il lettore non trovi un personaggio dominante in cui identificarsi, o che la trama si disperda in troppi rivoli, che alla fine il tutto risulti frammentario e non compiuto. Spero di aver risolto in qualche modo questi problemi; per me l’importante era soprattutto rendere vivido, tangibile e plausibile lo scenario allucinato di un mondo (siamo a circa metà secolo) in cui molte aberrazioni attuali di natura economica, politica, etica, ambientale, tecnologica, si sono ulteriormente degradate. Quindi c’è fantapolitica, fanta-economia, riferimenti a nuove tecnologie (soprattutto la PEM, sorta di Internet mentale), nuove nuove teorie scientifiche; ma soprattutto c’è molta avventura. I personaggi non si limitano a vagliare, dedurre, scoprire o riflettere: anzitutto si muovono all’interno dello scenario e succede un po’ di tutto. Accade che si vendano città o si mettano all’asta continenti, ma c’è anche una caccia all’uomo all’interno d’un ghiacciaio in Patagonia; che l’off shore diventi interplanetario, ma anche che si creino gruppi (“gestalt”) di individui che uniscono e amplificano tecnologicamente poteri della mente; che si vagheggi di città di sogno abitate da persone ricche oltre immaginazione, alle avventure un po’ picaresche di chi si ritrova, senza saper perché, una doppia personalità. Ancora: la scoperta di una nuova dimensione adiacente alla nostra, dove la vita è solo energia e le menti sono contemplative; il gruppo degli Irragionevoli, che aspira a una rivoluzione-attentato di livello planetario… eccetera; il tutto mentre sulla Terra si manifestano eventi e catastrofi che contraddicono ogni nostra cognizione scientifica. E poi l’ipotetico Quinto principio della termodinamica. Potrei riassumere la trama generale – in realtà semplicissima – in due righe, ma non mi sembra il caso: sono le storie particolari che contano, nel loro insieme. Non è finita: naturalmente c’è anche un bel po’ di sesso… Ma tranquilli: lo tratto in modo assolutamente naturale, spontaneo.
Parli di un’opera “corale”, dove pur essendoci dei protagonisti principali, vi sono numerosi punti di vista: d’accordo, ma come mai questa scelta?
Semplicemente mi ero un po’ stufato del punto di vista unico, insomma del personaggio principale. Volevo poter descrivere un mondo poliedrico e sfaccettato, osservato dal lavoratore precario come dal tycoon ultra-pluri-miliardario; dall’uomo come dalla donna; dallo scienziato come dal giovane che ama il turismo delle catastrofi; dal raccoglitore di datteri schiavizzato del Parà (Sudamerica) come dall’ideatore di una Teoria della Rivoluzione…
La tua è sempre stata una “fantascienza umanista”, che guarda all’uomo piuttosto che allo “spazio” e alle sue incognite, spesso con un piede ben piantato nella scienza esatta. Ritroveremo queste caratteristiche anche in Il Quinto Principio?
Decisamente sì, anzi direi che qui sono amplificate al massimo delle mie possibilità. (E naturalmente anche con uno sguardo al “sociale”).
Da un estratto del romanzo presente nella già citata tua antologia L’essenza del futuro, si descrive un futuro abbastanza catastrofico, sia dal punto di vista ecologico sia da quello economico, temi spesso presenti in molte tue opere. Nel brano, infatti, si racconta della messa all’asta dell’Antartide. Si può affermare che Il Quinto Principio è anche una metafora del mondo di oggi, della società in cui viviamo, dove cresce la povertà e la ricchezza è sempre in mano a pochi e dove il problema dell’ecologia viene sistematicamente ignorato o rimandato?
Direi che ciò che tu mi chiedi fa parte dell’essenza intima del mio romanzo.
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